25 febbraio 2017

Narrare la bellezza



La bellezza per rendere deve essere preservata, valorizzata, protetta, come tutte le cose preziose e fragili. La tutela della bellezza deve essere conciliata con le attività umane e l’impatto dei visitatori, fermo restando che senza fruizione si determina per lo più l’abbandono e il degrado di un territorio, e non la tutela.
Il sentiero che conduce alla Calcinara ne è un esempio, rappresenta una parte del nostro territorio che lentamente scompare. Eppure è un percorso suggestivo, su antichi tratturi, all’interno della natura e della storia di questo luogo. 
Non a caso il nome Calcinara è legato al verbo “calcinare” (ridurre una pietra calcarea a calce viva, sottoponendola ad alta temperatura) perché un tempo questo era il luogo delle calcare o carcare, grandi fornaci, (in dialetto moranese “cavucinere”) dove venivano raccolte e fatte cuocere le pietre per ricavarne appunto la calce.
Macchia mediterranea, boschi di lecci, muretti a secco, carcare abbandonate, vecchie teleferiche, tracce di lupi, di cinghiali, di istrici e caprioli, boschi di faggi, un’emozionante scoperta di tasselli che compongono un incredibile mosaico.
Narrare quello che ci appartiene è l’unica speranza per prendere coscienza della grande risorsa che abbiamo a disposizione ma soprattutto per riscoprire la nostra identità.
I visitatori rimangono stupiti dalla bellezza di questo paesaggio nonostante negli ultimi anni sia stato sempre più violentato, ma restano anche annichiliti dall’incuria e dalla disorganizzazione che lo caratterizza. Se si getta la spazzatura per strada ed i vicoli e le case sono abbandonate questo indigna il visitatore ma avvilisce progressivamente anche chi ci vive. 
Cosa unisce davvero noi moranesi? Cosa ci permette di identificarci? Quale progetto turistico condividiamo?
Chi è partito si porta dentro, nel profondo del proprio cuore, ogni ricordo legato alla sua terra, perché è esso stesso il prodotto di questa terra, la somma del passato, anche di diverse generazioni, la somma delle esperienze e dei sogni che ognuno ha avuto da bambino. 
Per chi se n'è andato, abbandonando affetti e cose, la propria terra non rappresenta più un luogo geografico, bensì un luogo dell’anima, sono le presenze-assenze di vicoli non più percorsi, di voci mai più sentite, di profumi e suoni mai dimenticati. Suggestioni che sbucano ovunque, nel vissuto di chi almeno una volta le ha provate o semplicemente sentite raccontare, di chi almeno una volta ne ha respirato l’aria tingendosi l’anima di una tavolozza di emozioni. E più lontano vai, più persone conosci, più fai esperienze e più senti il bisogno, a volte impossibile, di ritornare al tuo paese, ad una vita certo difficile ma più semplice e bella.
Sensazioni sono anche quelle dei visitatori che scoprono la mia terra dopo aver assaggiato il formaggio di Pinuccio, dopo essersi nutriti dei sapori della cucina di Renato e della gentilezza e professionalità di Tonino. Dalla personalità di questi pittori del territorio, musici dell’accoglienza, interpreti di una partitura che avvicina per svelarsi e regalare incontri bisogna costruire un turismo del viaggio, quello che dedica il suo tempo alla scoperta  ed all’incontro con le persone e con i luoghi, traendo ricchezza da questo contatto e scambio reciproco.
Sarò pure un sognatore, ma ancorato alla realtà, che a volte sente il bisogno di alzarsi, osservare dall’alto dove potrebbe atterrare il mio sogno, quale la direzione favorevole per raggiungerlo, anche se credo che forse non mi basterà questa vita, sono comunque contento di aver visto il sentiero e capito che la direzione è giusta. 
E’ compito di ciascuno di noi nutrire questa filiera di emozioni e valori e mutarli in sensazioni, esperienze, memoria.
Accoglienza, rispetto, organizzazione, cortesia, identità, a volte basta poco per cominciare. A volte sarebbe bello ritrovarli anche nei residenti.  

Nessun commento:

Posta un commento