C’è silenzio su via
San Nicola, le persone sono tutte raccolte in chiesa. L’aria sembra ferma come
racchiusa in un’ampolla di vetro, luccichii e riflessi dorati paiono
depositarsi sul fondo della strada come batuffoli di neve. Pare di essere
racchiusi in una di quelle palle di vetro da agitare, con all’interno la neve,
un monumento ed una scena natalizia. Questa volta il monumento è una parte del
borgo antico del mio paese.
La mia mano stringe
quella della piccola Iris, mentre risaliamo “corso fettuccia” penso che il
mondo dovrebbe essere così luminoso ed in pace con queste luci che riscaldano e
quasi accarezzano.
Ad Iris non piace
tutto questo silenzio, i bambini hanno bisogno di suoni e rumori per fare
spazio alla propria fantasia, ma quando vede la slitta di Babbo Natale si
convince di essere veramente nel “villaggio degli elfi” e che tra un po’, come
spiegatogli, apriranno le porte ai grandi e bambini e ci sarà aria di festa.
La chiesa è veramente
piena, sostiamo vicino al portone, poi decido di far visitare a mia figlia il
“villaggio degli elfi”, i luoghi della mia fanciullezza. Eccoli, dalla Porta di
San Nicola, mi vengono incontro i ricordi sorridenti della mia infanzia di un
tempo felice quando il paese era vivo e brulicava di gente e rumori, prima che
il buio arrivasse per spopolarlo troppo presto.
Ma adesso sono
arrivate queste luci natalizie grazie all’impegno di un ragazzo pugliese, Vito,
“nu forasteru” come dicono dalle mie
parti, che è riuscito a scardinare la nostra mentalità conservatrice, creando
in un gruppo di persone, per lo più abitanti del rione San Nicola, una
sufficiente fiducia e collaborazione facendoli uscire da una logica
individualistica.
Lo dico subito, a me
le feste religiose non piacciono, ma l’idea di ritrovarsi attorno ad un
progetto per far rivivere una parte del mio allargato vicinato mi è piaciuta
subito, se non che per il fatto di ritrovare persone e condividere con loro
momenti di “magia” collettiva, dividendoci assieme pezzi di solitudine, di stanchezza,
di gioia, di tristezza, di inquietudine, di debolezza, di forza e di allegria,
in una sola parola dividendoci assieme pezzi di Vita.
A parte qualche
esuberanza verso un certo tipo di arredo a mio avviso bizzarro e naif, Vito,
con genuina naturalezza è riuscito a creare tra di noi, e non, anche un momento
di riflessione sul tema della riqualificazione del centro storico, in
particolare in quello di Via San Nicola da anni immerso nell’oblio come gran
parte del borgo di Morano.
In questo groviglio di
case, porte e balconi, le urla festose degli “elfi bambini” danno ossigeno a
questi muri ed anche le ombre tornano a rivivere. Case ormai abbandonate come
nidi silenziosi si rianimano, le pareti tornano a vedere e sentire passi umani,
quelli dei bambini che sembrano tante rondini che tornano al proprio nido.
Via San Nicola è tutta
un’unica scena, la gente è curiosa, si accalca, sembrano api che entrano ed
escono dall’alveare, gli adulti, più eccitati dei bambini, sono più interessati
a visitare la casa abbandonata che la scenografia realizzata per l’iniziativa
natalizia, me ne accorgo da alcuni commenti che evidenziano quello che manca in
termini di modernità e non quello che è stato fatto per addobbarla per la circostanza.
Credo che il rione San
Nicola, come ho sempre pensato d’altronde, ha tutte le capacità creative ed
operative per “fertilizzare” la comunità moranese, tuttavia è presto per fare
un bilancio, anche perché la manifestazione è lunga e sono ancora tanti gli
appuntamenti previsti nel programma natalizio.
Considerazioni a parte
resta una manifestazione non inquinata da interessi economici, personali e
visto i tempi, meno ancora inquinata da interessi politici, una manifestazione
che vede nel suo perno la voglia di lavorare con passione e determinazione per un’iniziativa
il cui unico scopo è quello di far sorridere i bambini e regalare un po’ di
spensieratezza e voglia di stare insieme.
Credo che alla fine,
anche “cuma Rusina”, a cui nella casa
abbiamo “rifatto l’arredo”, da lassù ci abbia dato la sua benedizione.
Le foto di questo post appaiono per gentile concessione
di Antonello Parrilla
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