7 novembre 2016

Passi nel silenzio



Quando ci fermiamo il silenzio penetra i nostri sensi mentre raggi obliqui, oro e arancio, filtrati dai rami, fanno risplendere tronchi ricoperti di fitti licheni. 
Il nostro andare è uno struscio di foglie mentre ogni tanto scorgiamo in alto la caducità della vita, ora gialla ora rossa, ancora appesa ai rami che rincorrono il cielo. Piano i nostri passi ci portano alla meta.  
Il “Patriarca” è imponente, si erge da una rupe rocciosa come un gigantesco “pastore arboreo” a guardia della faggeta sottostante del Bosco Pollinello. Sta lì come una creatura magica, ferma in quel luogo a scontare chissà quale incantesimo, forse quello di un volo pietrificato con le “braccia” verso il cielo, forse come noi uomini di montagna che aspiriamo alla cima solo per guardare l’orizzonte ed il suo paesaggio. Questa è terra dove ogni cosa è legata insieme come i grani di un rosario. Questa terra è la mia chiesa. 
Il sole ci cammina accanto mentre ci lasciamo alle spalle la Serra del Pollinello, il respiro si fa sempre più affannoso rompendo la calma del mistero che insieme viviamo come catapultati in un universo estraneo ma accogliente, così al tramonto le pietre trattengono i raggi del sole e quando ci infiliamo nel bosco le voci vere della montagna ci offrono sogni da raccogliere come frutti maturi e nuove mete da vivere e progettare, perché l’età è solo un dato anagrafico. 

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