Dopo due anni Giancarlo ha salito tutte le cinque
cime del Parco Nazionale del Pollino che superano i 2000 metri. Per ultimo ha
lasciato Serra Dolcedorme, 2.267 metri che torreggiano sul Meridione d’Italia.
Per un ragazzo di Chiaravalle, cresciuto a pochi chilometri dal mare, è un
sogno che si realizza, come se tutto questo l’avesse sentito nel sangue senza
poterlo reprimere.
Me lo ricordo all’inizio, titubante e poco adattato
alle altezze austere del Pollino, poi sempre più tenace e curioso capace di
attingere ad una forza interiore a volte ancor più decisiva di quella fisica. Di
lui mi è piaciuto subito il suo modo di vivere la Vita, come ci si sente e non
in base al calendario.
Dopo i tanti momenti ed emozioni che ci hanno
arricchito reciprocamente, Giancarlo mi ha definito il suo “Virgilio del
Pollino”, eppure io non rappresento certo la ragione, ne Giancarlo ha bisogno
di essere riportato sulla retta via, visto che è un ragazzo con i piedi ben
piantati in terra. Tuttavia mi ha fatto molto piacere questa sua definizione,
visto che la prima volta, a poche decine di metri dalla vetta del Monte Pollino,
rinunciammo per l’imminente temporale e la mia presenza di guida portò Giancarlo
alla ragione perché la Natura non va sfidata ma rispettata.
Più volte, come un “Dante dell’Anima”, Giancarlo è
rimasto solo con se stesso, forse trovando le risposte a quelle domande che nel
quotidiano non si sa come rivolgersele, perché il pensiero immerso
nell’infinito e nello splendore di queste montagne trova la sua più grande
libertà.
Durante la salita una mescolanza di colori,
profumi, sensazioni e stati d’animo incollano gli occhi al cielo ed a questi
paesaggi sconfinati che si perdono oltre la linea dell’orizzonte.
Sulla cima l’emozione è tangibile, restiamo in
silenzio. Sotto, tra i dirupi, ciuffi di nubi risalgono soffiate dal vento
rendendo l’atmosfera ancora più irreale.
Quando è giunta l’ora di scendere ho avuto la
sensazione che Giancarlo quel momento voleva non arrivasse mai e che quella
cima durasse all’infinito. Si è rivolto alla vetta salutandola come ci si distacca
da una persona cara, come se in quell’attimo, prima della discesa, per lui si
chiudesse un cerchio ed una velata tristezza si impadronisse della conclusione
di quel sogno avverato.
Mentre ci dirigevamo verso il Patriarca,
inghiottiti a 2.000 metri dal vapore grigio della nebbia, abbiamo canticchiato
qualche pezzo degli 883, memori di ricordi ed avventure giovanili vissute
similmente a distanza quando ancora non ci conoscevamo.
Credo che questa bella esperienza lascerà in Giancarlo
dei ricordi profondi, per la bellezza dei luoghi raggiunti e per le sensazioni
vissute e soprattutto sarà fonte di nuove energie. Io sono contento di essermi
reso partecipe di questa sua meravigliosa esperienza che resterà per sempre e
che legherà indissolubilmente le nostre vite, io un sincero “Virgilio del
Pollino” che in questi lunghi anni di peregrinazioni sono riuscito a
ritrovarmi, lui da moderno pellegrino “Dante dell’Anima” dovrà forse, lungo il
suo viaggio, cercare ancora o ritrovare... l’apparizione della sua Beatrice!
Vai oltre. Oggi, domani, sempre. Vai oltre.
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