Quiete, immensità, lentezza, enormi cumuli ci
sovrastano, poi ci avvolgono, il divino ed il terreno diventano un tutt’uno, con
passo tranquillo seguiamo la cresta che sale, il cielo freme e ribolle ci
include ed espelle, mentre saliamo l’emozione rende unica la nostra Vita, abbiamo
sete di Spirito.
La felicità non si trova sulla cima, ma dentro di
noi. Tuttavia la cima di una montagna può diventare una sorgente capace di far
ritrovare il proprio io perduto quando siamo preda di deviazioni e smarrimenti.
La montagna ci circonda di grandezza e superiorità, ma anche di pericoli e
questo ci spinge ad imparare, a saper aspettare e riuscire a stare da solo con
noi stessi. La montagna ci spinge a cercare, a controllare la nostra arroganza
di uomini e la sorgente cresce e con essa aumenta la fiducia in noi
stessi.
Sulla cima un leggero alito di vento, il resto è
silenzio. Siamo una cosa sola con i nostri pensieri e le nostre emozioni. E’
questo uno dei momenti che amo di più dell’arrivo sulla cima, non la dimensione
sportiva della conquista, ma la dimensione umana della condivisione e del raccogliersi.
Quando scendiamo il bosco si agita, circondato
dalla nebbia, scorgo le sagome di chi mi porto nel cuore accanto ai ricordi che
nella profondità della memoria si rincorrono e ritornano. Eccoli! Tutti mi
sorridono, sono in pace. Sono circondato da visioni mentre l’odore delle foglie
che si decompongono entrano nelle narici. Le sagome mi vengono incontro e
riprendono il cammino con me nelle celesti regioni dello Spirito…
Nessun commento:
Posta un commento