31 agosto 2016

La Valle del Fiume Argentino



Sono tanti i luoghi del Parco Nazionale del Pollino dove ha senso sia quello che si vede ma anche quello che non si vede. Uno di questi luoghi è la valle del Fiume Argentino un richiamo di austera bellezza, una valle che ha un’anima e quest’anima palpita. C’è qualcosa nel correre con la corrente del fiume che tocca l’animo umano in profondità, il fragore di risonanze, riflessi cangianti, la fluidità di segni e mutazioni. Il fiume è una linea ma anche itinerario, la via ed il passaggio, il movimento ma anche la calma, la potenza del turbine tra l’evidente e l’incalcolabile. 
La trascendenza qui, anche se non la cerchi, ti viene incontro tra spicci di cielo che si fanno spazio attraverso la massa verdeggiante, fondendosi nello stormire delle foglie, nel suono “argentino” dell’acqua, nel canto degli uccelli, attimi in cui tutto diventa preghiera.
Mancavo da molti anni in questo luogo e nella mia mente riaffiorano ricordi ormai accantonati: la scuola, i giorni della gioventù, le prime amicizie “montanare”, le prime “esplorazioni” in questa parte di territorio per me sconosciuto. Gli anni sono volati senza accorgermene, intensi, pieni, insegnandomi ad apprezzare e misurare le cose raggiunte, permettendomi di continuare a conoscermi. 
Il mormorio del torrente ci accompagna mentre saliamo tra ontani e lecci, lasciamo la valle ed il corso del fiume molti metri più giù, mentre voci si perdono nell’oscurità della vallata ed intorno regna solo l’abbraccio di monti ammantati di foreste. Siamo su un belvedere che regala sipari di incantata bellezza, la mente viene catalizzata da questi ammassi verdeggianti e torrioni che si elevano sopra le nostre teste come grosse sagome di dinosauri.
Scolliniamo al valico di Castel San Noceto per subito calarci all’interno della più ombrosa Valle de “I Milari”. Ho soggezione e timore in questa parte di Natura che adesso non fa passare nessun filo di luce e tutto è calmo e più fresco.
Il mormorio del torrente è cessato, sembra calcare le dorsali di un immenso gigante addormentato che non si domina ma che certamente si rispetta. A tratti la ripida discesa mette a dura prova le ginocchia e le dita dei piedi che premono contro le scarpe. Epifanio, il mio compagno di sentieri ed “escursionista per caso” come ama definirsi, ogni tanto allunga, si vede che ama stare in contatto con la natura e dialogare con lei nel silenzio.
Meditare e rilassarsi è sicuramente questo un luogo per anime inquiete dove trovare la pace e l’equilibrio interiore senza bisogno di andare troppo in alto, basta immergersi in questa bella valle incantata. 
Mentre ridiscendiamo il mormorio dell’acqua si fa sempre più armonioso, ci avviciniamo verso il torrente “I Milari”, affluente dell’Argentino, segno che Povera Mosca è vicino per concludere questo meraviglioso anello. 
Al rifugio, nel primo pomeriggio, l’incontro con l’amico Oscar, dopo vent’anni, ha trasformato il vino in una storia dolce bella da vivere, riuniti con Epifanio a sciogliere e riannodare i tanti fili del nostro territorio per cercare di trovare una soluzione ai tanti problemi di cui discutevamo.
Alla fine i saluti come sempre malinconici ma conditi di tanti buoni propositi per nuovi incontri, sempre circondati da una Natura suggestiva in grado di creare momenti che rimarranno per sempre nel profondo del nostro Cuore.


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