La piccola
Iris gioca con un pezzo di corda ed un moschettone mentre Michele mi aiuta con
entusiasmo passandomi l’attrezzatura che con cura ripongo nello zaino. Poi
all’improvviso mi dice: “quando sarò
grande anche io vado da solo in montagna”. Con i lucciconi agli occhi
trattengo a stento l’emozione per quella sua frase inaspettata. Ha poco più di
tre anni mio figlio, gli prendo la mano e lo porto nel corridoio, appesa alla
parete gli indico una foto e lui subito: “Bonatti
l’amico tuo”. “Sì l’amico mio”
gli rispondo, perché sono tutti amici chi è accomunato e vive della stessa passione.
Poi aggiunge: “E’ morto, adesso è in
cielo con Gesù”. Un groppo mi sale in gola, i lucciconi premono vorrebbero
tracimare ma continuo a trattenerli a stento. Sotto al viso di Walter gli leggo
una sua frase: “Nessuna montagna vale la
vita di un uomo”. Lui la ripete anche se non sa cosa significa, mi sorride
e si attorciglia alla mia gamba. Un giorno spero che quella frase la farà sua
perché andare per montagne in solitaria è difficile qualunque sia l’itinerario
scelto.
Da
genitore un giorno mi preoccuperò come ho fatto preoccupare mia madre che attendeva
affacciata alla finestra il mio ritorno. La trovavo sempre lì quando andavo in
solitaria ed al mio ritorno coglievo nel suo volto una gran liberazione ed un
bel sorriso che solo una madre ti sa regalare. Non mi ha mai chiesto di non
andare o dove andassi, perché io avevo il brutto difetto di non lasciar detto a
nessuno dove andavo e questo peggiorava le
cose. Mia madre si teneva tutta per se l’apprensione di un figlio che ha la
grande passione di vivere la montagna in solitudine, quell’apprensione che solo
le madri conoscono e sanno vivere per un figlio e che riescono a nascondere nell’universo
che vive dentro ad una madre.
Chissà se
sarò pronto un giorno come padre a veder partire mio figlio da solo verso le
sue solitarie, chissà se saprò tenermi tutto dentro come mia madre o gli
manifesterò il mio stato d’animo accettando quella che sarà la sua volontà di
vivere le montagne.
Credo che
riuscire a vivere la montagna in solitaria sia un privilegio concesso a pochi e
che nel vivere questa condizione ci sia un qualcosa di mistico e trascendentale.
Per me la solitudine è una meravigliosa conquista forse per altri resta una
tremenda condanna. Amo la solitudine e l’andare in montagna in solitaria ma
devo ammettere che non mi sento un uomo solo.
E’ un
mondo magico quello delle solitarie, un mondo dove tutto si dilata e dentro di
te si aprono sentieri sconosciuti tutti da esplorare. Un mondo duro e difficile
quello delle solitarie dove a contare sei solo te stesso ed i tuoi sensi perché
tutto da un momento all’altro può superarti. Un malore, una slogatura, una
pietra che viene giù, una scivolata, perdere i sensi, forse in queste incognite
è nascosta la chiave di tutto.
Salgo
questo versante maestoso, sento vibrare rocce tormentate, colgo il senso della
mia piccolezza e la dimensione infinita della mia anima mentre lunghe lingue di
sassaie e prati fioriti scivolano giù verso il dirupo altre risalgono ed io le seguo
verso il cielo per ritrovare la serenità e la tranquillità nel sudore, nella
fatica, nella pelle arrossata, nell’immensità di questo azzurro soffitto che mi
attende e che giustifica questa mia lucida follia.
Sento un
cielo leggero oggi su di me come non lo sentivo da tempo. Sto bene, mi sento
bene. Voglio continuare a salire, a camminare, ad esplorare con gli occhi e con
l’anima, a vivermi dentro fino in fondo, fino alla fine per sempre. Quello che
qui ha senso è ciò che non si vede ed anche se la famiglia oggi reclama i suoi
spazi ed i muscoli ed il corpo non sono quelli di una volta io torno a te amore
mio perché tu resti imprigionata nel mio cuore come un amore adolescenziale mai
consumato, un dolce rimpianto che fa male per sempre.
Per voi oggi
figli miei ho lasciato un messaggio sulla vetta del Monte Pollino: “I momenti
cupi e tristi nella vita sono molti. Assaporate quelli felici e fatene tesoro”.
P.S.: dedico questa escursione a
Tiziano Terzani che ci ha lasciato il 28 luglio del 2004, “o meglio, ci ha lasciato lì il suo corpo come gli piaceva dire. Lui
adesso sta in giro da qualche parte, a curiosare, a capire, ad arrabbiarsi
contro le ingiustizie e le stupidità del mondo; a gioire guardando la nascita
dei conigli dei suoi amici contadini, a commuoversi davanti al tramonto,
ricordando tutti quelli che lo hanno amato... E se esiste un Dio, uno
qualunque, sicuramente Tiziano ci sta discutendo”.
4 commenti:
complimenti come sempre! Ammirazione profonda e grande affinità emotiva per uno che, come te, assapora il gusto riflessivo dell'inesistente verbo: 'viaggiarsi'!
Cari saluti
Elvira
Grazie di Cuore Elvira, Grazie davvero. Un abbraccio.
Salire in vetta con i figli e'un'emozione indescrivibile,l'ho provata diverse volte. Mi auguro che anche loro riescano ad avera lo stesso brivido che provo io. Grazie per cio che scrivi.
Grazie a te, per aver regalato un pò del tuo tempo a questo blog. Sono sicuro che anche i tuoi figli provano le stesse emozioni che la montagna sa regalarti. Un abbraccio. A presto
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