(seconda ed ultima
parte)
Nessun rumore ostacola il suono
del mio respiro ed il battito del cuore. Questa vena di sangue vivo mi porta
lontano, davanti a me vedo scorrere tutta la mia vita, un bambino nella
campagna, i nonni, l’asino che tira l’aratro e fa muovere zolle di terra, il
sapore dei fichi, le spighe di mais, le galline, l’odore della stalla, il
calore del fuoco, il profumo delle castagne arrostite, gli amici, le partite a
pallone, le sbornie di vino, la raccolta delle olive, il baccalà con le patate,
gli amori, i sorrisi ed il pianto, episodi carnali di sesso e autoerotismo, vedo
i miei genitori. Sono preda di allucinazioni, questa spirale di sangue mi tira
giù, sento odore di funghi, di muffa, odore di morte, vedo un cimitero, la mia
stanza piena di poster e foto, il mio vicinato, l’odore del sugo la domenica, i
rintocchi delle campane, i volti della gente, il volto di Cesira, il sorriso e
lo sguardo dolce di mio figlio, il pane fatto da mia nonna, il sapore dei
fagioli cotti vicino al fuoco, il vento sulla faccia, il pianto di mia madre,
vedo la neve, sento freddo caldo, il mare, la spiaggia ed il sole, vedo il
volto di mio nonno Angelo, il sorriso di zio Franco, una bara, dei bambini che
giocano, vedo dei fiori, gli amici su un prato, vedo degli asini, zia Amelia
che dà da mangiare alle galline, sento il sapore della ricotta di una volta,
l’odore del mosto, zio Pietro con la maglia a mezze maniche, il sorriso di Dino,
sento la pioggia bagnarmi da tutte le parti, vedo scene di montagna con
Domenico ed il Presidente, gli abbracci ed i discorsi con Salvatore “mio
fratello”, scene di soccorso e di salvataggio in montagna, il Canton Ticino, la Toscana, Parigi, sento
l’odore del legno, il rumore della carta vetrata, episodi di quando facevo il
falegname, il motorino, gli errori, le vittorie e le sconfitte di questa mia
vita.
Barcollo, mi appoggio ad un
grosso tronco di faggio, il mio volto è rigato di lacrime, rivolgo lo sguardo
in tutte le direzioni come se aspettassi qualcuno uscire da quel silenzio e venirmi
incontro, scruto dietro gli anfratti, osservo i tronchi, spio verso i cespugli con
l’intento di vedere persone che non ci sono più. Non succede niente. Solo
silenzio ed una solitudine immensa. Mi abbandono e mi lascio trasportare dal
Rosario. Prego.
Camminare in solitudine è
qualcosa che ti resta dentro ed al tempo stesso ti squarcia, come il cuneo
della scure spacca il tronco. Mentre cammino vedo la mia vita spezzettarsi in
frantumi, in schegge e scintille che si spandono nell’aria, questa condizione
mi porta a valutare la proporzione fra il bene ed il male, fra il giusto e
sbagliato.
Sull’irto sentiero che conduce
alla Cappella, sento e percepisco di essere diventato parte di un progetto più
grande, ad un certo momento io stesso sento di essere parte di questo viaggio
che sto compiendo, io stesso sono diventato il viaggio. Arranco solo, con la
fatica fisica ed il sudore che come un ruscello scende copioso lungo la schiena,
sul petto, dalla fronte. Mentre salgo e cerco, sento il silenzio avvolgermi, percepisco
la mia stessa essenza, cerco la radice stessa del mio animo, tutto diventava
vero, è la completezza, momenti intensi vissuti ed intessuti di lucidità e
follia.
In chiesa, in fila per incontrare
la Madonna,
ho pianto. Succede da molti anni, da quando ho deciso di vivere questo
pellegrinaggio in solitudine partendo da Morano. E’ un momento mistico in cui
so di essere giunto sino qui dando tutto quello che potevo dare. Mentre faccio
la fila per salutare la
Vergine, una piccola bimba, tirando la camicia del padre, mi
rivolge degli sguardi curiosi. Gli regalo l’unica cosa che ho: un sorriso e lei
dalla sua sfortunata condizione sembra ricambiare accennandone un altro sul suo
bel visino.
Durante questo Pellegrinaggio ho
avuto il tempo di eliminare gli egoismi e le meschinità quotidiane. Sulla via
del ritorno ho capito che ci sono sentieri all’interno del proprio cuore che
ancora non conosciamo, ma ricercando a fondo se stessi un giorno potranno
essere percorsi tutti. Quel giorno saremo liberi come le nuvole, ci perderemo
nei raggi del sole e nei profumi del sottobosco, ci scioglieremo lentamente
come i nevai d’estate sulle cime.
A te figlio mio dedico questo
Cammino, con la speranza che potrò essere sempre un buon padre e dedicarti il
giusto tempo come sto facendo ora. Perché un giorno, come io ho fatto con mio
padre e mia madre, sarai tu a giudicarmi per quello che ho fatto e per come
avrò vissuto. Spero sarai contento e poter dire che avrai avuto un buon padre.
Più che un uomo di successo ti
auguro di diventare un uomo di valore, ti auguro di non scoraggiarti mai anche
quando il cielo si rannuvola di nubi nere, sappi che si rasserenerà. Sappi che
il male che ci colpisce non è mai assoluto e che comunque c’è sempre qualcuno
che sta peggio di noi. Ma quello del male fa parte comunque del viaggio che
abbiamo deciso di affrontare nel momento in cui abbiamo stabilito di vivere. La
vita è un bene da godere e la montagna me ne ha dato tanto, ha volte come e più
di una madre, ma le tristezze, le delusioni e i dolori purtroppo non si possono
cancellare e ci dovrai fare i conti, anche loro però completano quella che è
l’enorme bellezza della Vita. Oggi tra l’enorme bellezza della mia Vita c’è
anche il tuo sorriso birichino da piccolo buddha che compensa adeguatamente i
miei giorni di stanchezza e di preoccupazione sul tuo futuro e c’è anche la
pazienza e l’Amore di tua madre che non ti fa mancare nulla ed i nonni che ti
vogliono bene come un loro figlio.
Ricorda figlio mio che la vita è
un ricco viaggio denso di suggestioni ma quello che conterà davvero sarà solo
il tuo Cuore e ciò che saprai raccogliere di Vero e Duraturo lungo il Sentiero
della Vita. Diffida da ciò che brilla, da tutto ciò che può essere conquistato
in modo facile e veloce, non inseguire ciò che non costa niente. Ricordati che
il vero Valore è custodito nella semplicità delle cose, la cui conquista richiede
Sacrificio e Sudore.
Sii sempre, ogni giorno, un uomo
migliore, fallo affidandoti interamente a te stesso come ho fatto io lungo il
mio Viaggio…Buon Cammino Figlio Mio.
P.S.: un grazie di cuore a Francesco Sallorenzo per il suo cortese
invito, da me rifiutato come tradizione pellegrina vuole, di offrirmi un passaggio di ritorno in
macchina fino a Morano.
L’ultima foto appare per sua gentile concessione…”Ca Maronna
t’accumbagna Francè”.
4 commenti:
Amò,
spero anche io che nostro figlio possa continuare a crescere nella totale serenità, avvolto da tutto il nostro amore, fino a quando diventerà un piccolo uomo equilibrato e soddisfatto della vita. Lo aiuterai tu come papà ad accrescere le sue passioni, lo aiuterò io come mamma a mantenere sempre alta la sua autostima, lo aiuteremo insieme a diventare un uomo sincero e forte. E spero che (se Dio vuole) l'arrivo del fratellino (o sorellina) lo completerà ancora di più e avrà un punto di riferimento importantissimo durante la sua esistenza.
Cesira
Ohi Fratello ma te la ricordi quella giornata di tanti anni fà? Anche noi rifiutammo un passaggio e le parole del pastore furono: ù chiuruddu dù culu jè chiù forte da'gramigna!
Che ricordi!Che soddisfazione!Che bello!
Grazie sempre per avermi insegnato il gusto del pellegrinaggio
Un forte abbraccio
Pellegrinodelpollino
Bravo.. Sei un autentico pellegrino dei nostri tempi e, pur non essendo un cattolico devoto come te, ho condiviso i tuoi passi e le tue lacrime. La Madonna di legno rappresenta la gente del Pollino, soprattutto la povera gente, con i suoi sogni e le sue speranze. E perciò non potrà che fare parte della nostra vita, per sempre. Nell'era delle automobili e della banalizzazione del sacro il tuo cammino, allo stesso tempo fisico e spirituale, è da apprezzare. Abbiamo bisogno di rimetterci in cammino, per riscoprire i valori autentici che ci legano alla nostra terra e alla sua gente.
Non ho potuto esserci, ma anche a me sarebbe piaciuto ascendere alla montagna in quel giorno di festa.
Un caro saluto,
Indio
Io sono una preghiera in cammino
Con un vuoto di fame in me io cammino,
Cibo non potrà riempirlo;
Con un vuoto di spazio in me io cammino,
Nulla potrà riempirlo;
Con uno spazio di tristezza in me io cammino,
Tempo non lo terminerà;
Con uno spazio di solitudine in me io cammino,
Nessuno lo colmerà;
Per sempre solo, per sempre triste io cammino;
Per sempre vuoto, per sempre affamato io cammino,
Con dolore di grande bellezza io cammino;
Con vuoto di grande bellezza io cammino.
Ora con un Dio io cammino,
Ora con i passi muovo tra le vette,
Ora con Dio io cammino,
A passi di gigante, oltre le colline.
Io sono una preghiera in cammino.
Mai solo, mai piangente, mai vuoto,
Sul cammino delle età antiche,
sul sentiero della bellezza,
Io cammino.
(canto dei Navajos)
Ciao Roberto, a presto!
P.
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