Il viso cotto dall’altitudine, l’odore di terra, di
umido e di neve ti rimane segnato nelle narici, mentre anche adesso che sono a
casa riesco a sentire il freddo ululato del vento avvolgermi come una vertigine
profumata.
La cima di Serra Dolcedorme è quel luogo che non si
dimentica, si è circondati da una solenne vastità, fatta di rocce e canaloni
detritici. E’ un attimo dove rendersi conto che puoi scioglierti negli elementi
fatti di luce, di neve e di vento. Oggi sulla cima è stato come trovarsi nel
cuore di un immenso respiro.
Arriverà la mia ora e forse mi chiederò cosa ho
fatto di bello?! Ho fatto conoscere a
tante persone, attraverso la montagna, parti di ignoto che non si scoprono ma
semplicemente si ascoltano. E che i giorni più belli sono stati quelli in cui
ho tolto via tutto, perché la montagna è il terreno di espressione più bello e
più intimo su cui allenarsi. Attraverso la montagna ho conosciuto l’amore
romantico e l’amore dell’amicizia.
Oggi siamo stati in vetta, sul Dolcedorme, perché un
padre ha deciso di regalare al figlio, per il suo ventisettesimo compleanno,
una salita in montagna. Detta così sembrerebbe una punizione, ma è stata una delle
più belle salite mai realizzate, a combattere col vento a pieni polmoni e portare
a casa tanta quiete e bellezza. A differenza di tanti abbiamo inseguito ciò che
costa molto, ciò che richiede sacrificio e sudore, affidandoci interamente a noi
stessi e con coraggio abbiamo tenuto testa alle nostre paure!
Sulla cima di Serra Dolcedorme non c’era nessun
pubblico, nessun applauso, solo il rumore del vento. Che grande lezione!
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