Siamo profumi, suoni,
colori, vento, completamente parte del paesaggio, in un legame autentico che
solo il contatto con la Natura sa intrecciare in istanti immensi che si perdono
nella luce e nell’ombra del nostro errare.
Il sole brucia la
nostra pelle mentre mosche e tafani banchettano sui nostri corpi sudati.
Questo errare è fatica
e sforzo, poesia e racconto, energia e precarietà. Questo errare è rivelazione
e mistero, luminosità interiore e tensione, un giorno fecondo dove ci si sente
viandante più degli altri giorni. E’ una relazione col territorio che ci porta
simbolicamente, attraverso i nostri passi, a trasformare i luoghi e darne un
altro significato, l’essenza indomita e primordiale della Vita, l’essenza alla
semplicità e alla solitudine.
La nostra scia
lasciata nel grano villoso, traccia mobile ed evanescente, ci dà la certezza di
aver vissuto questo luogo, di averlo attraversato senza fretta, contemplando e
meditando il panorama sconfinato, uno spettacolo maestoso e solenne capace di
suscitare sentimenti di terrore e fascino, rivelandoci indirettamente qualcosa
su noi stessi.
Innerviamo di luce
questo idillio montano, momenti di scoperta e gioia profonda, le scarpe piene
di polline, nell’aria profumi d’erbe selvatiche che altrove non si percepiscono
più.
Mentre in molti sono
catturati dalla rete mediatica del web, noi veniamo catturati dalla rete
sottile della Natura, siamo completamente immersi tra terra e cielo come uomini
arcaici che attendono da questi luoghi “deserti” che qualcosa si riveli per mettere alla prova
su se stessi il sentimento del “sacro”. Questa è la mia chiesa! Come un uccello
fuggito dalla gabbia, la mia mente, la mia coscienza, corre libera, errante fra
questi monti.
Andate e perdetevi nei luoghi che avete
sempre evitato, vi si aprirà un nuovo mondo a pochi passi da casa.
Nessun commento:
Posta un commento