21 dicembre 2016

Pietra Campanara



A Piano di Novacco il termometro segna -3 °C e sono già le nove di mattina. Costeggiamo la Fiumarella di Rossale per alcuni tratti ghiacciata. L’aria è gelida e completamente immobile. Camminare è l’unico modo di rispondere al freddo intenso che morde ancora di più nei tratti all’ombra e non ancora riscaldati dai raggi del sole.   
La pista, un tempo sede di un tracciato ferroviario di piccoli trenini (del tipo “Decauville”) composte da piccole locomotive a vapore per il trasporto dei tronchi di faggio, è un arrossato tappeto di foglie.
Un po’ di tepore lo troviamo poco prima di arrivare a Mare Piccolo, aiutati dall’esposizione del versante già da qualche ora battuto dal sole. Tuttavia dove lo sfavillio del sole non arriva la temperatura si mantiene ancora rigida. 
Un tempo questi erano luogo brulicanti di sudore e fatica per via del duro lavoro inerenti lo sfruttamento delle risorse boschive. Si partiva molto presto la mattina tra la domenica ed il lunedì e si faceva ritorno soltanto a fine settimana, ciò comportava un ricovero per dormire ottenuto attraverso la costruzione di baracche realizzate con tavole di faggio, terra e carta catramata.  
Proseguiamo il nostro cammino confortati dal calore del sole e dalla visione di Pietra Campanara suggestivo torrione calcareo alto una trentina di metri che, dalle propaggini del Monte Palanuda, domina la sottostante Valle del torrente Argentino in uno scenario di assoluta bellezza e integrità.
Dal “belvedere di Pietra Campanara” ci riscaldiamo al sole mangiando qualcosa, da questo piccolo spazio “quasi sospeso” tutto è pace e noi non siamo che vibrazioni luminose nell’immensità del tempo. 
Al ritorno ci infiliamo all’interno delle Serre di Novacco, superiamo uno strettissimo vallone tra faggi altissimi ed un’atmosfera quasi primigenia. La nostra è una fuga dalla vulnerabilità della condizione umana poiché le montagne rappresentano il rifugio per continuare ad emozionarsi davanti alla bellezza e ritagliarsi un piccolo spazio per sé lontano dalla meschina quotidianità. 

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