Essere qui tra queste
montagne è un appartenere alla terra, un rifugiarsi nel mondo, perché sul
Pollino ogni giornata racchiude un’emozione, ogni luogo nasconde un particolare
da scoprire.
Camminare nel silenzio
delle montagne del Pollino ruba davvero la parola perché ogni passo è scoperta
e meraviglia e quando la fatica sembra prendere il sopravvento il paesaggio
cambia a catturarti il cuore.
Non c’è soddisfazione
più grande di vedere il volto felice dei visitatori che accompagno, meravigliati
dagli orizzonti sconfinati, dai luoghi magici e dalle atmosfere surreali, fatte
di scorci ancestrali ed altipiani silenti. Sono attimi in cui rivedo, in quei
volti contenti, le mie escursioni giovanili, quando provvisto solo della voglia
di scoperta e di avventura mi spingevo alla ricerca di questa montagna e forse
ancor prima alla ricerca di me stesso.
Salire su queste cime ha
sempre richiesto fatica, bisogna faticare per arrivare alla meta e occorre
saper assaporare l’asprezza del territorio per viverlo in tutte le sue
sfaccettature. La fatica però non sempre viene ricambiata dalla montagna.
La traccia del
sentiero come un filo sottile e sinuoso sale lungo il versante ovest del
Pollino. Risaliamo, mentre nuvole lanose dapprima grigie e poi sempre più nere
si raccolgono proprio sulla cima, fino ad incombere minacciose come un grosso
ragno in attesa di piombare sulla preda.
Il sole è sparito da
tempo, ci sentiamo fragili come esseri privati di una fonte vitale. I primi
boati rimbombano sopra le nostre teste, non è prudente continuare a salire. Su
questa cresta scoperta siamo troppo esposti ai fili sottili del grosso ragno
che incombe sulla nostra testa: i fulmini potrebbero colpirci da un momento
all’altro.
Siamo a 150 metri
dalla cima, decido di scendere anche se vedo nei volti di chi accompagno che la
rinuncia è dolorosa più del proseguire. Nei tanti anni di esperienza in
montagna, se c’è una cosa che ho imparato bene è la prudenza, quella spia che
si accende e ti assicura alla vita e sa farti riconoscere quando è il momento,
seppur difficile della rinuncia, che non puoi proseguire oltre.
Purtroppo viviamo in
un mondo dove siamo abituati a vedere l’eroe o il fallito, eppure l’uomo è una
persona normale che a volte fallisce ed a volte riesce ed in molti, specie in
montagna, non capiscono che si impara esclusivamente attraverso il tentativo ed
il fallimento. Perciò la prima cosa che bisogna avere in montagna è il buon
senso, a volte è difficile farlo entrare nello zaino, ma guai a lasciarlo a
casa!
Mentre scendiamo i
tuoni si fanno sempre più insistenti e minacciosi, il temporale ci bagnerà sulla
via del ritorno.
Siamo comunque felici
perché abbiamo trovato il tempo di divertirci e festeggiare anche senza cima,
perché la natura è bella lo stesso e la felicità è in tutto ciò di cui possiamo
fare esperienza.
La felicità la senti
dove c’è libertà, la avverti in ogni fibra del corpo, diventi a tratti parte
dell’aria e del vento che ti prende l’anima e la porta via con sé. La felicità è dappertutto, spetta a noi
cambiare il modo di guardare le cose. Come la vita anche la montagna chiede
fiducia e pazienza, affrontandola passo dopo passo, tra sguardi e silenzi ti
sorprende e lascia senza fiato, come un amore che può tradirti se non ne hai
cura. La montagna non puoi dimenticarla è come un amore fatto di giorni mai
uguali e di una luce che scende su di te e non capisci se sia un temporale o si
apre al sole, non puoi dimenticarla la montagna, come un vero amore.
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