E’ nel nostro periodo più bello che perdiamo e lasciamo qualcosa di noi agli altri lungo il sentiero della Vita.
Con questo pensiero inizio oggi un’altra bella giornata, non la solita realtà quotidiana che con i suoi ritmi sempre più frenetici ed obiettivi che non sempre capiamo ci coinvolge tutti in una corsa verso il futuro che a volte facciamo fatica a sostenere, bensì una giornata in cui “staccare la spina” per rallentare e sedersi sul bordo di un orizzonte a guardare il mondo. Questo ci spinge a mettere poche cose in uno zaino e partire. Ma non serve andare in posti lontani chissà dove, esistono luoghi appena oltrepassato il confine del nostro quotidiano dove è ancora possibile inventare l’avventura.
Sono questi luoghi fatti di crinali e valli dove un gioco di luci ed ombre si inseguono dall’alba al tramonto, dalla primavera all’inverno, in un incessante ritmo dalla notte dei tempi.
Sognare, condividere i sentimenti più belli andando incontro alla gente ed a noi stessi, condividere gli attimi ed insieme dividere la stessa fame, la sete, il caldo ed il freddo eppure scoprire di stare bene.
Sognare, condividere i sentimenti più belli andando incontro alla gente ed a noi stessi, condividere gli attimi ed insieme dividere la stessa fame, la sete, il caldo ed il freddo eppure scoprire di stare bene.
Andiamo a piedi, si perché ci piace sentire il corpo in movimento che suda, che vive, che gioisce, che si addolora e vibra e che ci trasmette la gioia del mistero divino. Andiamo a piedi lasciando effimere tracce che scompariranno al primo alito di vento e si laveranno con la pioggia.
Passo dopo passo mi avvio verso un confine, sento di essere fatto di carne e di sangue e quando meno me lo aspetto il vissuto quotidiano si intrufola nella mente: ricordi sensuali, reminiscenze carnali, le mie intemperanze ed intransigenze di giovane ora dolce ora ribelle, il mio coraggio e le mie paure, le mie discese e risalite interiori, le mie sconfitte e le mie vittorie. Faccio un inventario di me stesso nel mio bene e nel mio male.
Passo dopo passo mi avvio verso un confine, sento di essere fatto di carne e di sangue e quando meno me lo aspetto il vissuto quotidiano si intrufola nella mente: ricordi sensuali, reminiscenze carnali, le mie intemperanze ed intransigenze di giovane ora dolce ora ribelle, il mio coraggio e le mie paure, le mie discese e risalite interiori, le mie sconfitte e le mie vittorie. Faccio un inventario di me stesso nel mio bene e nel mio male.
I nostri passi muovono le pietre e la polvere sul sentiero. Lo spettacolo che si apre ai nostri occhi è di una bellezza sconvolgente che fa dimenticare i muscoli doloranti. Il fiato grosso è come una preghiera che sale pura dal Cuore, da vivere nel proprio intimo.
Sulla cima di Serra delle Ciavole ogni volta è come vivere una catarsi, questo crocevia di sangue e Cuore. Una parola tira l’altra, un abbraccio ed è bello vedere quante cose ci sono dietro agli occhi ed il sorriso delle persone.
C’è un senso di romanticismo nel percorrere queste Terre Alte a piedi, è come superare un confine, con il peso dello zaino sulle spalle, mentre senti che la preghiera che stai vivendo nel tuo intimo ti sta dando tanto.
Si continua circondati da alture immense che osservano mute il nostro incidere, in un susseguirsi di stati d’animo fatti di spazi e di intime suggestioni. Poi una freschissima sorgente che sgorga direttamente dalla roccia ci fa apprezzare i segreti della terra.
Si continua circondati da alture immense che osservano mute il nostro incidere, in un susseguirsi di stati d’animo fatti di spazi e di intime suggestioni. Poi una freschissima sorgente che sgorga direttamente dalla roccia ci fa apprezzare i segreti della terra.
Le ultime luci filtrate dagli alberi creano un’atmosfera dolce e piacevole. Sento una musica, una danza. Qualcosa di mistico mi cattura. Guardo tra le pieghe dell’anima, sono un viaggiatore lento, come una spugna assorbo tutto nel Cuore.
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