6 ottobre 2013

Un “viaggio” nella natura alla scoperta di noi stessi



Il percorso che porta sulla cima del Monte Cerviero si può definire un “percorso minore” rispetto ai grandi itinerari interni al Parco Nazionale del Pollino ma non per questo meno intenso nelle atmosfere e negli scorci, anzi durante l’itinerario è grande la varietà di forme e colori che si scoprono all’interno del bosco, tra gli arbusti e le radure.
Durante questo “viaggio” ed attraverso la natura scopriamo noi stessi, nuovi sentieri e nuove vie si aprono dentro di noi. I sensi vengono stimolati dai rumori, dai profumi, dai movimenti, il gusto ha il sapore maturo delle more, mentre il tatto segue le asperità delle cortecce ed il profilo delle foglie. 
Poi il silenzio profondo, perché la natura è anche quiete che crea spazi dentro di noi e fa sì che al ritorno non siamo più gli stessi, si ha la sensazione di aver acquisito o trovato qualcosa che ha modificato il nostro corpo e la nostra mente, qualcosa di interiore indescrivibile ed anche inspiegabile, ci sentiamo nutriti, purificati e meglio “attrezzati” nell’affrontare i problemi della vita quotidiana. Si entra dentro se stessi, ci si sconnette in qualche modo con l’esterno: solo allora il viaggio interiore può cominciare. Coraggio, forza interiore, spirito di adattamento, preparazione fisica e mentale, tenacia, curiosità, sono questi gli strumenti con i quali intraprendere un “viaggio” nella natura. 
Durante il percorso affino la mia sensibilità nel riconoscere le emozioni dei miei compagni, le loro preoccupazioni o anche solo il disagio. Mentre cammino e salgo verso la luce sento di essere fatto di corpo, di pensieri ed emozioni. Imparo a liberarmi dall’ansia ed avere fiducia nella Vita, perché come nella Vita, in montagna mettiamo in gioco noi stessi, il nostro saper essere.
In giorni come questi ci si sente in simbiosi con gli altri ed in perfetta armonia con se stessi e con gli elementi. Sono momenti forti tanto più belli perché utili, tanto più preziosi perché unici. Sforzi pesanti che però non si sentono, in un legame tessuto di fiducia e di amicizia.
Salire per il puro scopo di conoscere, di addentrarsi in quei misteri che la montagna suggerisce ad ogni passo mi colmano di una grande esperienza. 
La sera mi abbandono al riposo, sento di esistere, di aver fatto davvero qualcosa di speciale.
Grazie amici miei. Cieli sereni e buona montagna.
P.S.: alcune foto di questo post appaiono per gentile concessione dell’arch. Carlo Forace e del prof. Aldo Jacobini che sentitamente ringrazio

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto cio' che scrivi e' molto bello, rispetta molto il mio modo di pensare e di fare nella vita. Credo che davvero in montagna possiamo ritrovare il mostro io. Domenica scorsa sono andato sui monti con mia moglie e mio figlio manu ,dopo aver bevuto un caffe' e scambiato quattto chiacchiere com amtonio il gestore del fasanelli, ci siamo addentrati nel bosco per fare delle foto. La luce che filtrava attraverso i rami dei faggi al tramonto era di colore oro,tutto intorno era fiabesco, ero pieno di gioia. Per un istante riaffiorarono nella mente le fiabe lette da piccolo,ero immensamente felice

Nuwanda ha detto...

Sono molto contento del fatto che con la montagna vivi un rapporto di equilibrio e pace interiore, una Madre accogliente capace di infondere in te ed in noi, “suoi figli”, la Gioia di Vivere. La montagna non è un nemico da abbattere e ne ha bisogno di essere un mezzo per stilare record arrivando chissà dove. L’andare in montagna è soprattutto “accarezzare” quei fili di luce che filtrano attraverso i rami e ritrovarsi tra le mani la Gioia di Vivere. Grazie per esserti fermato ancora una volta tra queste pagine. Cieli sereni e buona montagna.

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