24 maggio 2013

Terra di Moranesi



Succede una volta l’anno che la storia della mia terra si mescola con le grida festose dei bimbi, i colori, la folla, gli armigeri, i rulli dei tamburi, gli squilli delle trombe, i figuranti. La senti la storia della tua terra, fatta di lontane memorie, di racconti e leggende. Terra magica fatta di profumi e sapori dei nostri cibi, terra di rocce e muri severi che raccontano tante altre storie che si aggrovigliano come gli stretti vicoli del borgo, sovrapponendosi in un viaggio che lascia senza fiato e che abbraccia la vita di una comunità capace di curare con amore tradizioni e testimonianze del passato. Terra storica quella moranese, crocevia di popoli, di santi e di eserciti che fin dall’antichità transitavano per queste montagne. 
Succede una volta l’anno che nella mia terra le distanze si annullano e tutto sembra diventare grande come il mondo. Il castello, il borgo, i rioni, le bandiere, le famiglie affacciate ai balconi e alle finestre. Succede una volta l’anno che le massaie “vecchio stampo”si adoperano in preparazioni collaudate dall’esperienza di generazioni e che serbano l’impronta della storia, della terra e dei suoi prodotti, è l’essenza della cucina moranese  dettata dal carattere e dalle abitudini della sua gente, terra di visitatori dalla bocca buona. 
 
Una volta l’anno nella mia terra i vecchi magazzini vengono liberati dalla muffa e dal chiuso per tornare a rivivere dei suoni e dei colori della festa, festa oscillante tra storia e fantasia, tra rigore scientifico della ricostruzione e libertà dello spettacolo. 
 
 
Festa che serve a farci meglio conoscere le nostre radici, trarre importanti lezioni dalla memoria dei luoghi, rinverdire le ragioni del proprio esistere come popolo. Ed è importante sottolineare come la forza motrice dell’evento, dall’organizzazione tecnica a quella logistica, sia il volontariato, la partecipazione della collettività ad un’iniziativa che, quindi, ha anche una forte valenza sociale.
Terra antica quella dei Moranesi, ricca di leggende e storie popolari, ma anche terra di confine che insegna quanto sia davvero variegato il mondo moranese. Terra sempre sotto processo, terra di oziosi ed operosi, di pagani e cristiani, terra di parlanti e balbuzienti, di avari e generosi, di pigri e permalosi, terra di sognatori e realisti, terra fatta di un focolare semplice che me l’ha insegnata ad amare con sincerità, terra anche ingannatrice come quando si è sazi di vino, follia ed anche forse di rimpianti. Terra strana quella dei moranesi dove dare il buongiorno o il buonasera, o semplicemente salutare per molti ha il significato della sottomissione e non quello della civiltà, dell’educazione e dell’appartenenza. 
 
 
Terra strana quella dei Moranesi, terra da cui nessuno vorrebbe più partire, terra di giorni in cui non si vorrebbe più andar via, terra di giorni da vivere, giorni in cui vorresti reinventarla questa terra senza aspettare il domani. Terra che è patria e lo sa chi è partito e non ha fatto più ritorno rimanendo in terra straniera un po’ infelice. Terra di emozioni quella moranese fatta di occhi lucidi e ridenti colmi di anime e di voci. 
 
La terra dei Moranesi è anche terra di degrado, calice dal sapore amaro difficile da inghiottire. Una terra che si lascia andare nell’indifferenza ed ahimè non basta una festa per farla rialzare e rivestirla di un tempo migliore. “Terra di mezzo” dove il rispetto per le proprie e le altrui cose è diventato merce rara, come se l’unica parola d’ordine sia distruggere tutto ciò che capita a tiro. Terra difficile quella dei Moranesi, terra dura, quasi quanto smuovere le coscienze e far pensare.
Forse è tempo di ricercare un nuovo e migliore equilibrio tra il retaggio del passato e il desiderio di lasciare un segno tangibile dell’essere moranese iniziando ad amare di più la nostra terra non rinnegandola e non distruggendola poiché annientarla non servirebbe a cambiare questo stato di cose.
Terra di Moranesi, terra di cavalieri col cellulare, terra di troppi nobili e pochi popolani...
 
 
Fermatevi moderni viandanti oggi vi regalo un sorriso, dolce come le colline della mia terra, quelle che rimangono, perché comunque Morano è qua che vi attende, se lo volete saremo lieti di accogliervi e ristorarvi. 

Le foto di questo post appaiono per gentile concessione di Nicola Fuscaldo

Nessun commento:

Posta un commento