Succede una volta
l’anno che la storia della mia terra si mescola con le grida festose dei bimbi,
i colori, la folla, gli armigeri, i rulli dei tamburi, gli squilli delle trombe,
i figuranti. La senti la storia della tua terra, fatta di lontane memorie, di
racconti e leggende. Terra magica fatta di profumi e sapori dei nostri cibi,
terra di rocce e muri severi che raccontano tante altre storie che si
aggrovigliano come gli stretti vicoli del borgo, sovrapponendosi in un viaggio
che lascia senza fiato e che abbraccia la vita di una comunità capace di curare
con amore tradizioni e testimonianze del passato. Terra storica quella
moranese, crocevia di popoli, di santi e di eserciti che fin dall’antichità
transitavano per queste montagne.
Succede una volta
l’anno che nella mia terra le distanze si annullano e tutto sembra diventare
grande come il mondo. Il castello, il borgo, i rioni, le bandiere, le famiglie affacciate
ai balconi e alle finestre. Succede una volta l’anno che le massaie “vecchio
stampo”si adoperano in preparazioni collaudate dall’esperienza di generazioni e
che serbano l’impronta della storia, della terra e dei suoi prodotti, è l’essenza
della cucina moranese dettata dal
carattere e dalle abitudini della sua gente, terra di visitatori dalla bocca
buona.
Una volta l’anno nella
mia terra i vecchi magazzini vengono liberati dalla muffa e dal chiuso per
tornare a rivivere dei suoni e dei colori della festa, festa oscillante tra
storia e fantasia, tra rigore scientifico della ricostruzione e libertà dello
spettacolo.
Festa che serve a farci meglio conoscere le nostre radici, trarre
importanti lezioni dalla memoria dei luoghi, rinverdire le ragioni del proprio
esistere come popolo. Ed è importante sottolineare come la forza motrice
dell’evento, dall’organizzazione tecnica a quella logistica, sia il
volontariato, la partecipazione della collettività ad un’iniziativa che,
quindi, ha anche una forte valenza sociale.
Terra antica quella dei
Moranesi, ricca di leggende e storie popolari, ma anche terra di confine che
insegna quanto sia davvero variegato il mondo moranese. Terra sempre sotto
processo, terra di oziosi ed operosi, di pagani e cristiani, terra di parlanti
e balbuzienti, di avari e generosi, di pigri e permalosi, terra
di sognatori e realisti, terra fatta di un focolare semplice che me l’ha
insegnata ad amare con sincerità, terra anche ingannatrice come quando si è
sazi di vino, follia ed anche forse di rimpianti. Terra strana quella dei moranesi
dove dare il buongiorno o il buonasera, o semplicemente salutare per molti ha
il significato della sottomissione e non quello della civiltà, dell’educazione e
dell’appartenenza.
Terra strana quella dei
Moranesi, terra da cui nessuno vorrebbe più partire, terra di giorni in cui non
si vorrebbe più andar via, terra di giorni da vivere, giorni in cui vorresti
reinventarla questa terra senza aspettare il domani. Terra che è patria e lo sa
chi è partito e non ha fatto più ritorno rimanendo in terra straniera un po’
infelice. Terra di emozioni quella moranese fatta di occhi lucidi e ridenti colmi
di anime e di voci.
La terra dei Moranesi
è anche terra di degrado, calice dal sapore amaro difficile da inghiottire. Una
terra che si lascia andare nell’indifferenza ed ahimè non basta una festa per
farla rialzare e rivestirla di un tempo migliore. “Terra di mezzo” dove il
rispetto per le proprie e le altrui cose è diventato merce rara, come se
l’unica parola d’ordine sia distruggere tutto ciò che capita a tiro. Terra
difficile quella dei Moranesi, terra dura, quasi quanto smuovere le coscienze e
far pensare.
Forse è tempo di
ricercare un nuovo e migliore equilibrio tra il retaggio del passato e il
desiderio di lasciare un segno tangibile dell’essere moranese iniziando ad
amare di più la nostra terra non rinnegandola e non distruggendola poiché
annientarla non servirebbe a cambiare questo stato di cose.
Terra di Moranesi, terra
di cavalieri col cellulare, terra di troppi nobili e pochi popolani...
Fermatevi moderni
viandanti oggi vi regalo un sorriso, dolce come le colline della mia terra,
quelle che rimangono, perché comunque Morano è qua che vi attende, se lo volete
saremo lieti di accogliervi e ristorarvi.
Le foto di questo post appaiono per
gentile concessione di Nicola Fuscaldo
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