Anche
un blog si rinnova, si amplia, forse si migliora. La stessa esigenza che il più
delle volte sentiamo nella vita di ognuno di noi: cambiare. Basta a volte farsi
un regalo, un taglio di capelli diverso, un indumento o vestito nuovo o
semplicemente restare un po’ più con se stessi o con le persone che ami. E poi ci
sono gli arrivi quei momenti in cui senti che finisce qualcosa, momenti in cui
credi che è la fine di tutte le tue convinzioni, dei sogni che consideri irrealizzabili,
la fine in cui scopri la consapevolezza dei tuoi limiti. Ma quei finti arrivi devono
essere solo momenti passeggeri perché in essi si nascondono inizi di nuovi
cammini capaci di farti ritrovare la consapevolezza in te stesso e nelle tue
capacità.
Perché anche nella roccia
si possono mettere radici e nella solitudine ritrovare contezza degli affetti più
cari e delle amicizie più sincere, penso questo all’interno del bosco, mentre
percorro il sentiero che mi conduce a Pollinello, estraniato da tutti e da
tutto mi godo questa pace, questo equilibrio dei sensi.
Salire una montagna,
viverla nelle sue pieghe più profonde è come percorrere il sentiero della vita,
solo dopo ogni curva possiamo vedere cosa ci aspetta oltre e mentre saliamo la
montagna ci riserva giorni di sole e giorni di pioggia, giorni di vento e
tempesta, giorni di nebbia e giorni sereni fatti di cielo infinitamente sgombro
di nubi. La vita, come la montagna, ci mette alla prova e molte volte, anzi
quasi sempre le prove che ci pone da sostenere non sono mai come le avremmo
volute o immaginate, allora bisogna farsi forza perché la vita è un dono troppo
prezioso per lasciarsi andare. Perché la montagna, per me, resta e resterà per
sempre un modo per imparare ad innamorarsi ogni giorno dell’essere umano e
della vita stessa. E per non diventare ciechi e sordi e scoprire anzi, sempre
di più, che nella nostra solitudine c’è qualcuno con noi, che nei nostri
silenzi ci sono altre voci che sanno dire cose buone.
Sulla
cima di questa protuberanza del Pollino sento vivo che la vita è ciò che
accade. Penso a quando un giorno non potrò più vivere questi momenti. Penso
agli ultimi dieci minuti di vita di Christian.
Penso a come saranno i
miei ultimi dieci minuti. In quel momento, certamente, non penserò ai soldi che
avrò guadagnato, ai premi che avrò ricevuto, alle macchine che avrò posseduto e
così via. Credo invece che penserò alle coccole dei miei figli quelle che avrò
fatto e ricevuto, ai loro baci e sorrisi, penserò alle notti passate a
fantasticare all’addiaccio sotto le stelle, alle tante volte che mi sono
rotolato nella neve, alle prime gocce di pioggia che ho catturato con la
lingua; penserò alla felicità che ho saputo dare alle persone che mi hanno
voluto bene, alle emozioni che avrò saputo regalare; penserò alle persone che
avrò amato e ai momenti in cui Cesira mi ha sussurrato: “ti amo”. Ho compreso tutto questo tanti anni fa,
quando il mio sentiero si è incrociato con quello dello sfortunato Christian.
Il richiamo di quella particolare mattina d’autunno è rimasto misteriosamente
acceso nel mio cuore. Ho scoperto un’amicizia nuova, un riflesso dell’amore che
viene da Dio.
Spero di poter sentire
dentro al cuore e rispondere con il fisico ancora per molto al richiamo della
montagna, con la consapevolezza che l’esperienza tra i monti è un’esperienza
dura. Ma posso dire che le esperienze dure sono quelle che arricchiscono l’uomo
e voglio pensare che questo arricchimento possa non esaurirsi, come per
Christian, quando il sogno della vita non potrà essere più trattenuto.
Nessun commento:
Posta un commento