L’ultimo sguardo sulle montagne del Pollino come
un’ultima immersione in una grande risorgiva mentre la luce radente e superba
della sera inonda di oro il paesaggio. Le ombre cesellano linee finissime, il
vento scuote le porte della nostra anima, siamo foglie vibranti che quasi si lasciano
staccare per tornare lungo i pendii, le creste, le foreste, le radure, come un
bisogno essenziale per tornare al nostro inizio fatto di vibrazioni.
Il vento avvolge il nostro corpo, entra dentro di
noi, ossigena ogni fibra, diventiamo filo d’erba che si ribella alle folate più
forti, poi fronda di pino che si piega e geme, questo è vento che accompagna la
Vita, ci lasciamo cullare.
L’ultimo sguardo su queste montagne è come oppio
per le nostre menti, reminiscenze ora luminose ora profumate, l’ultimo sguardo
ancora ed il nostro vissuto entra in noi e si sparge come fluido vitale. In
lontananza la luce delle cime contrasta con un cielo turchese sgombro di
nuvole, questo è il nostro mondo. L’emozione si aggruma nello stomaco, cresce
come una rivolta e spazza i momenti di scoraggiamento, riportandoci all’esatta
dimensione delle cose e al giusto peso degli eventi.
Pensiamo ai giorni trascorsi insieme, come carne
nella carne, respiro dentro respiro, abbiamo gioito nel silenzio, tutti con la
stessa sete di luce e fame di profili frastagliati, senza cercare nessuna
impresa sportiva ma solo con l’emozione che sa regalarti la grandiosità di un
paesaggio incorniciato dalle vette.
Al Patriarca radici profonde penetrano la roccia
come il calore del sole che entra nella nostra pelle ad arrossarla, un brivido
mai assopito di stupore e meraviglia! Ci prendiamo un po’ di tempo per noi
stessi e per riflettere come un’esigenza del nostro spirito.
Sulla cima del Dolcedorme, in silenzio, abbiamo
cantato al vento l’altezza dell’Anima, un piccolo spazio a fil di cielo era diventato
per qualche decina di minuti il nostro rifugio.
Sono vivo insieme a compagne malate della mia
stessa passione, come se la Vita ci premesse nei piedi e la pulsione
dell’andare ci conducesse verso nuovi approdi, accomunati anche, forse, da
alcune cicatrici sulla pelle come segni che diamo agli altri della nostra vita.
L’ultimo sguardo verso orizzonti che nutrono gli
occhi, entrano dentro ed aprono nell’anima nuovi sentieri da percorrere ed
esplorare.
L’ultimo sguardo… e poi a presto, verso cime
innervate di luce, perché le montagne del Pollino non si dimenticano, sanno
impastarti dentro l’anima e la carne.
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