18 maggio 2014

Anima di paese


Di notte Morano è una galassia di luci, ora vive ora smorte, una galassia lontana dove è facile perdersi e non fare ritorno.
Morano di notte è un insieme di polveri e stelle, pianeti ed ammassi stellari, c’è un legame quasi “gravitazionale” che lega le pietre ai muri, i gradini alla parietaria, le finestre buie alle luci spente, i lucchetti ai buchi delle porte, le case fatte ai figli che non tornano più, la cura alla malattia che diventa un’altra malattia, la luce tra i muri incrostati dal tempo che diventa preghiera silenziosa da recitare con misurata calma tra l’ombra e il chiarore, le finestre senza vetro ed i fili vuoti dei panni, l’emigrazione e i nidi fracassati delle rondini, la casa del morto ed il bottone foderato di nero che non mette più nessuno, l’andare a messa senza crederci per parlare male di chi fa qualcosa di buono, l’innocenza di un fiore che nasce nella roccia e l’odore della muffa, i portoni chiusi e le tabelle “VENDESI”.
C’è un silenzio strano tra i vicoli di questo freddo maggio inoltrato, più che un silenzio sembra un vuoto quasi da esserne stordito. L’odore dei camini accesi si confonde con il grigiore dei calcinacci e delle antiche pietre, i fumi come enormi ragnatele lambiscono e sfiorano i muri come se le case cercassero conforto più nel tepore del fuoco che in quello degli uomini.
Morano è un paese di gente che vive fianco a fianco ma è sempre più lontana, persa ognuna nella propria galassia quotidiana, tutti alla velocità della luce ad inseguire niente e nessuno, mentre di notte la terra impercettibilmente frana per poi di giorno venire giù all’improvviso.
Morano di notte è un limbo dove vagare in cerca di un Amore, io condannato alla notte, lei al giorno, condannati a vagare senza incontrarci mai.
Mentre salgo verso la cima del paese un’aria fredda gela la mia pelle leggermente sudata. A Morano ci sono posti dove non filtra più la luce e vive chi non ha più la forza di rialzarsi e di confidare nell’altro, sono i buchi neri della fragilità e della disperazione. C’è disagio e solitudine, ci sono legami lacerati ma io questa sera vedo anche tanta Bellezza e mi invento batticuori, da qui dovremmo ripartire senza vittimismo, senza accidia.
A Morano, di notte, ti fanno compagnia le antenne paraboliche, ho imparato a contare le case abitate grazie alla presenza di questi coperchi tesi al cielo che imbrattano orrendamente l’architettonico solenne insieme del mio borgo, alcune stanno ammucchiate le une sulle altre come a formare delle grandi orecchie alle case.
Al Castello finestre aperte accolgono silenzi ed anime leggere, questa sera il mio paese è una prigione da cui posso evadere. Da questa torre, in una solitudine austera e senza tempo, come ultimo guardiano di questo maniero, osservo la parte nuova che si allunga verso orizzonti frastagliati come dita minacciose. Chissà come doveva essere un tempo senza tutte queste luci, forse il silenzio era interrotto dal verso di qualche animale che condivideva con l’uomo gli stessi spazi oppure erano gli attrezzi di chi lavorava nella bottega fino a tarda ora a spezzare la quiete della notte.
Appollaiato su questa torre non ho paura di questo silenzio, mi fa più paura il silenzio degli altri. Un silenzio che i tempi andati non conoscevano perché ogni occasione era buona per farsi compagnia con le parole.
Forse la colpa è anche mia che non riesco a cambiare questo paese. L’esito della battaglia è ormai deciso ma non voglio arrendermi per quanto ogni sforzo possa sembrare vano, anche perché cambiare residenza non mi metterebbe al riparo dal dolore della Vita.
E’ notte inoltrata quando termino la mia preghiera su questo grande ossario.
Forse mi sbaglio. Forse Morano non è una galassia, è una costellazione. Una costellazione di gente legate tra loro da diverse distanze, Morano non è più figlia della storia ma della cabina elettorale dove le miserie pubbliche si intrecciano con le ricchezze private.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La nostalgia, amico mio purtropo e' una trappola a volte non si riesce ad uscirne fuori e wuindi si rischia di rimanere sospesi tra il passato e il presente. Tutto questo fa molto male e non tifa vivere bene. Purtroppo il mondo corre e noi per soprsvvivere gli dobbiamo stare dietro. Ho capito tutto questo, anche se tardi ma l'ho capito.Aesso per fortuna vivo meglio con me e con gli altri. Un saluto alla prossima.

Nuwanda ha detto...

Grazie di avermi fatto visita. Sono contento che il tuo ritrovato equilibrio ti porti tanta serenità a te come a chi ti sta accanto. Un saluto anche a te. Alla prossima allora...

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