L’ho percepito già da piccolo: avevo 5-6 anni quando giocavo nella campagna dei nonni.
Da lì, il mio sguardo veniva rapito da quell’immenso versante che domina la piana moranese: cambiava aspetto con l’alternarsi delle stagioni, con l’alternarsi della vita in campagna.
Da lì, il mio sguardo veniva rapito da quell’immenso versante che domina la piana moranese: cambiava aspetto con l’alternarsi delle stagioni, con l’alternarsi della vita in campagna.
Il massimo della meraviglia avveniva d’inverno quando si uccideva il maiale. Ricordo che mi isolavo attratto dalle bianche nubi che correvano in alto, dando a quelle pareti ed a quelle creste un senso di profondo mistero. Ricordo la neve che si insinuava nelle pieghe della montagna, i vortici del vento che rapivano il mio sguardo, il ribollire delle nuvole che attraevano il mio pensiero.
Ero affascinato da quel richiamo, dall’incanto della natura. Senza fatica e senza timore il mio pensiero si arrampicava su quelle pareti senza lasciare tracce. Poi scompariva dietro una piccola nuvola per ricomparire più in alto sempre più vicino alla cima. Eccola! In un turbinio di vento e neve mi ritrovavo immerso in tanta forza! Poi chiudevo gli occhi sfiorando la neve della vetta e cominciavo a scendere sempre senza sforzo, sempre senza fatica.
Col tempo ho scalato e percorso i versanti di questi maestosi monti, con fatica. Con lo sforzo i miei piedi hanno calpestato le loro vette e, d’inverno, il bianco immacolato delle loro nevi. Tutti i momenti vissuti in montagna hanno lasciato il segno nel mio cuore.
C’è un senso di Amore che spinge a salire una montagna, l’ho compreso gradualmente, non stupendomi più nello scoprire che l’Amore che cerchiamo fuori è dentro.
Ogni volta che ho potuto ho cercato di avvicinare altre persone alla montagna, con la speranza di dare loro la possibilità di provare ciò che ho provato io...
C’è un senso di Amore che spinge a salire una montagna, l’ho compreso gradualmente, non stupendomi più nello scoprire che l’Amore che cerchiamo fuori è dentro.
Ogni volta che ho potuto ho cercato di avvicinare altre persone alla montagna, con la speranza di dare loro la possibilità di provare ciò che ho provato io...
la montagna con le pareti da vertigini, le maestose cime pettinate dal vento, la montagna con le foreste impenetrabili e le ampie radure, la montagna con le sorgenti fresche e copiose, con i profondi silenzi, con la sua ombra, con i suoi colori, profumi e suoni, la montagna con il ghiaccio e con la neve, la montagna dura, grande, magnifica, la montagna con i suoi sentieri, immensa e selvaggia, col suo buio e la sua solitudine, la montagna della conquista, la montagna dell’amicizia, dell’abbraccio sulla vetta, del saluto sul sentiero, la montagna con la sua luce, la sua storia, il suo respiro, la montagna con la notte, la montagna d’annusare, la montagna della fame e della sete, la montagna che gela e che riscalda, la montagna dei propri limiti, la montagna della contemplazione e della preghiera, la montagna della stanchezza e della paura, del temporale, della fatica e dell’infinito, la montagna del coraggio e della tecnica, la montagna del rispetto e della disciplina, della costanza e della pazienza, dell’umiltà e della consapevolezza, la montagna dell’essenzialità, la montagna che abbiamo dentro, la montagna dei ricordi, dell’anima e della mente, la montagna in compagnia, la montagna della pace e dell’incontro con se stessi, la montagna che le parole non possono esprimere, la montagna della bellezza e dell’indimenticabile, della vita quotidiana, dell’immateriale, la montagna dell’illusione, dell’inquietudine, del carattere, dell’educazione, della motivazione e del timore, la montagna vista da una madre, la montagna che mi fa bene, la montagna che purifica, che educa, la montagna dentro me stesso, la montagna dell’esitazione, dell’esaltazione, la montagna in solitaria, intima, personale, la montagna della vita, degli affetti, la montagna dei ricordi, di un riparo sicuro, la montagna del bene e del male, la montagna fatta di rami e pinnacoli di roccia chiodi storti dove appendere ciò che d’inspiegato non riusciamo a portare a casa, la montagna del mangiare condiviso, dell’arsura che brucia le labbra, della borraccia che placa la stessa sete, la montagna della preghiera, del valore e della tradizione, della roccia che si frantuma, delle regole non scritte, la montagna da imparare imparando a vivere, del rispetto dell’altro, della conoscenza e non delle imprese da esibire, la montagna spirituale, la montagna che abbraccia, che percuote, la montagna che accarezza, la montagna delle esperienze, del viversi dentro, la montagna come rifugio, approdo e provenienza, la montagna come crocevia di incontro e scambio, la montagna dove sei nato e vissuto, la montagna come attimo per capire dove mi conduce Dio.
Oggi quel bambino che osservava la montagna dalla campagna dei nonni è diventato una Guida Ufficiale del Parco Nazionale del Pollino, sono passati molti anni ma continuo a portarmi dentro i sogni di allora con la consapevolezza che molto dovrò ancora imparare e che le forze contrastanti che regolano la montagna e la natura possono annientarmi ed allo stesso tempo, se rispettate, possono darmi tanta energia per approcciarmi in modo diverso alla Vita.
Adesso sono consapevole che metterò a disposizione la mia professionalità a tutti coloro che amano la natura e le escursioni, a chi non ha molta esperienza con la montagna o semplicemente a chi vuole camminare in compagnia e allargare i propri orizzonti.
Questo nuovo inizio lo dedico a mia madre che tante preoccupazioni e dispiaceri gli ho arrecato durante questi lunghi anni di andare peregrino anche in solitaria per montagne.
A lei che mi ha aiutato a prendere coscienza di ciò che sentivo, che silenziosamente ha accettato, nutrito e amato questa mia passione come solo un cuore di madre sa fare e che nonostante tutto ha compreso che nel mio andare riuscivo a ritrovare dentro di me la pace dell’anima e catturare sogni, emozioni, paure e gioie.
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