10 marzo 2011

La collina dimenticata

Li ho visti, si muovono di notte. Devo affrettarmi ad andare via da qui. Le ultime luci del giorno stanno per esaurirsi. Già li sento scrollarsi di dosso l’attesa del breve letargo diurno. Un’aria gelida mi taglia la faccia. E pensare che un tempo, su questa collina, tutto era diverso, questo era un porto tranquillo dove venire a godere dello scorcio magnifico sulla piana moranese chiusa a nord dal mare verticale della catena del Pollino.
Alle scuole elementari, negli ultimi tre anni, ho avuto il banco sempre vicino alla finestra, quante volte ho fantasticato guardando verso questa collina, mi sembrava di scorgerci una capanna fatta con assi di legno e il tetto di paglia, ma altro non era che un illusione ottica causata dai colori e dai tratti della vegetazione che creavano, nella mia mente di instancabile e irrequieto Tom Sawyer, quell’immagine di libertà e di vita all’aria aperta. Ci andai un giorno, incamminandomi lungo quella che un tempo era una larga mulattiera e che partiva dall’attuale Via Domenico Cappelli, c’erano solo dei muri a secco che la delimitavano, era tracciata su questa collina come una linea della mano perché la gente, le parole e le cose qui un tempo crescevano insieme, avevano una storia comune che oggi fa parte della memoria dimenticata.
Su questa collina, a giugno, le ginestre sprigionavano al tramonto il loro profumo più intenso; d’estate, poco più che adolescente mi appartavo con l’innamorata e facevamo l’amore tra l’odore della pelle arrossata ed il profumo del taràssaco e della salvia selvatica. Questo era il percorso preferito delle api bottinatrici che scendevano cariche verso est agli alveari di zio Franco. Oggi vi hanno costruito alveari di cemento che le api non hanno gradito. I piccoli insetti da questi posti sono scomparsi per sempre.
Questa collina col tempo è finita in mano a gruppi di speculatori, a lobby affaristico-clientelare, ben lontani dal vedere gli interessi del nostro paese, ma ben accorti a guardare ai propri. Perché credo che solo delle menti corrotte, menti accecate dal denaro (parcelle, progettazioni e consulenze che siano), possano concepire certe logiche urbanistiche. E la Morano nuova ne è l’esempio lampante. Rappresenta l’incapacità di guardare lontano di chi ha amministrato e di chi continua ad amministrarci senza idee, senza riuscire ad interpretare la vocazione di un territorio e la bellezza del nostro paesaggio. A prima per tracciare una strada si seguiva il cammino sinuoso degli asini, oggi le strade vengono costruite da una nuova razza di equini bipedi che visto i risultati avrebbero fatto bene a interrogare i loro cugini quadrupedi.
Meglio andare via da qui, il crepuscolo è alle porte. Di notte questo luogo è diventato il posto del Male, c’è un’atmosfera surreale che scaccia la bellezza di quello che un tempo era uno scorcio meraviglioso e sono lontani i tempi di quando ad agosto si veniva qui con Luigi armati di telescopio a caccia di stelle cadenti e di altre visioni cosmiche. Ora questo è un posto dove non venirci più, nemmeno di giorno perché i ferri che affiorano, i fili spinati, le pareti dipinte da disegni a volte macabri e le buche di cemento possono risucchiarti e non farti vedere più la luce. Ho visto di tutto, anche indumenti intimi macchiati di sangue. In questi luoghi loro si nascondono, in questo pezzo di inferno costruito dagli uomini. Questa “Costa” di notte vive crepando, di giorno muore come un paese intero. Non avventuratevi mai in questo posto perché i lampioni sono senza armature, i campi di calcetto sono senza porte e strisce, negli spazi adibiti ad arredo non ci sono panchine, le ginestre strappate alla loro terra sono state ripiantate nei posti dove loro non vogliono stare, scendono giù a valle con la terra che cede. Attenzione quando inforcate qualche strada, potreste ritrovarvi contro qualche muro, perché in questo pezzo di terra ormai maledetto da Dio le strade non hanno più sbocchi, sono state tappate da muri storti per far posto ad altre strade che a loro volta cedono, si spaccano e gemendo si accasciano verso il cimitero.
Sono tornati a saccheggiare il mondo della collina, infischiandosene di quello che ha rappresentato un tempo il paesaggio e che poteva continuare a rappresentare, quello di veicolo-contenitore della nostra identità. Sono tornati famelici come vermi su una carcassa. E continueranno a farlo altrove, vedrete.

Un tempo c’era tanta saggezza nelle colline, c’era un legame antico, ancestrale tra l’uomo e il territorio, un connubio di armonie naturali si mescolava con il prodotto storico di combinazioni socio-ambientali e come i campanili segnavano il trascorrere della giornata, la collina segnava all’uomo il ritmo delle stagioni.
La collina sta morendo, inerme cade sotto gli ultimi colpi dei mostri meccanici. La morte della collina incarna la nostra indifferenza moranese, incarna la morte di una comunità intera.
Ci sono dei luoghi a Morano, strade, edifici abbandonati, posti dove la luce arriva a stento e dove di notte e meglio non trovarsi, luoghi di sporcizia e di abbandono. Mi riferisco agli impianti sportivi di Via Martiri della Libertà ormai ricettacolo di giovani nelle ore più disparate della giornata e vi assicuro che non giocano affatto a pallone, mi riferisco ai piani interrati ed abbandonati del Monastero di San Bernardino, alle Scuole Elementari “V. Severini”, alle case del C.E.R.-Bronx e potrei continuare ma mi fermo qui. Mi chiedo come ci si possa divertire a rompere i vetri delle finestre di una scuola. Io da ragazzo non sono stato certo un santo, ma le mie bravate non sono mai andate oltre che il semplice andare per campagne a rubare qualche fava, qualche pugno di ciliegie o grappolo d’uva. Nessuna rabbia da sfogare contro le cose pubbliche. Rabbia ce n’era tanta ma la sfogavo durante le partite di pallone.
Non voglio certo criticare ne condannare l’operato della mia gente, ma cercare piuttosto di capirlo. Ma per quanto io mi sforzi non riesco proprio a capire gli atti vandalici ai beni pubblici. Per gli atti vandalici autorizzati una risposta credo l’abbia trovata: i soldi, l’economia, la core business.
Che ne sarà di questo paese, del nostro territorio, delle bellezze che ai più restano ancora nascoste, che ne sarà della poca gente che non si arrende, di coloro che non vogliono essere vinti. In che luogo vivrà un giorno mio figlio.

Mi allontano cercando la memoria del passato nel profilo perduto della collina. Mi va di pensare che un giorno potrò ancora perdermi su questa collina e scorgere un altro paese che non sia il degrado di quello presente. Ma credo che resterà solo un sogno perché abbiamo perso il paesaggio degli occhi e del cuore e più nessuno ne è angosciato per il semplice fatto che ormai non siamo più affettuosamente vicini alla nostra terra.
Mentre cammino delle ombre sinistre mi sbarrano la strada. Mi hanno circondato. Per me è finita…
…non avventuratevi mai nella collina dimenticata, potreste pentirvene. Questo è il luogo dove anni fa fecero il patto di sangue…


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Morano, non era il paese più bello del mondo?

Pollinofantastico ha detto...

X anonimo:
..l'altra faccia della medaglia dello splendido/degradato sud...!!

L'amore per il bello è solo per pochi eletti che lo comprendono.
Saluti

Turi ha detto...

Semplicemente....no comment!!!
Fortunato tu fratello mio che hai vissuto quando c'era la vita vera, raccogliendo il possibile della gioia e della semplicità. Ora quel che hai custodito donalo al tuo futuro.
Un forte abbraccio
Salvatore e Imma

indio ha detto...

Ciao, non avevo ancora visto questo post... Bel reportage: purtroppo il Pollino non è solo natura e paesaggi immacolati ma anche situazioni di degrado e speculazione come questo. Bene facciamo a denunciarle... almeno questo sì, bisogna farlo!
Ciao
Indio

Ettor ha detto...

E chi ha costruito, si fa per dire, chi ha autorizzato, chi paga per gli scempi, per il cattivo utilizo dei nostri soldi, per l'ambiente deturpato insomma le autorità, dove sono?

Pollino culla degli dei ha detto...

ancora una volta purtroppo la stupidità dell'uomo contrasta con la bellezza della natura. Complimenti per la capacità di evidenziare entrambe.

ppsy55 ha detto...

grande reportage!

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