15 febbraio 2013

Quello che ancora vive...



E’ caduta lieve e silenziosa per tutta la notte posandosi esitante, forse stanca come la gente che abita questo lembo impazzito di Calabria.
Il paese si è come pietrificato ed ogni ora che passava ho sentito aumentare il disprezzo dei moranesi verso questo luogo, verso la stessa gente che lo abita, forse è rabbia, un momento passeggero dettato dai disagi che la neve porta sempre con sé in questo paese sempre troppo “veloce”, sempre troppo “indaffarato”. 
Eppure un tempo tra i vicoli del mio paese le giornate invernali erano lunghissime, come lunghissimo era il tempo trascorso tra i vicoli dove il cammino che stava davanti ed ubbidiva a regole semplici era scandito dalla luce del sole, dalle condizioni atmosferiche che rispondevano al lento ritmo dello scorrere della vita.

Ecco, ricomincia a nevicare e con essa la tensione sale come il manto di neve che a poco a poco si ispessisce in una coltre ghiacciata. Cresce l’ansia per chi stamattina è partito presto ed ora rischia di essere sputato dalle strade impazzite. Così anche il disprezzo continua a salire come la coltre nevosa, perché in questo lembo impazzito di Calabria sovente non si apprezza quello che si ha fuori dalla porta di casa, perché in questo lembo impazzito di Calabria bisogna a tutti i costi sopraffare l’avversario, sopraffare il “nemico” come se fosse ormai cosa normale.

Strani e mutevoli sono i sentimenti che si nutrono verso il nostro paese, verso la propria gente, si ama e si disprezza, a volte, con tutto quello che vi è dentro, non si sopporta ma spesso si rimpiange.
A me la neve comunica un senso di buono, un transitorio candore, uno zucchero che addolcisce i volti dei bimbi schiacciati contro i vetri delle finestre. In altri posti la neve porta ricchezza, a Morano porta discordia, perché in questo lembo impazzito di Calabria la neve non rappresenta più un'occasione per mettere alla prova la nostra generosità, il nostro senso civico, la solidarietà verso chi soffre e ha dei problemi. 

Eppure, non tanto tempo fa, mi ricordo che dopo una nevicata le persone venivano presi da una strana concitazione, ognuno nel proprio vicinato spalava alacre la neve dalle porte, dai portoni, dai vicoli, le persone mi sembravano tutte di buonumore, più aperte e socievoli, più disponibili ad intavolare conversazioni improvvisate con vicini e passanti. Oggi purtroppo non è più così, forse perché sono morti i vicinati? Forse perché di usare le mani non gliene frega più a nessuno, la meta da raggiungere è la laurea, camicetta bianca, un bell’ufficio con aria condizionata e mani sempre pulite. Forse perché è scomparsa la solidarietà tra la gente!!
Dopo una nevicata mi ricordo sempre che sbriciolavo un pezzo di pane per i passerotti vicino l’uscio di casa. Oggi lo faccio con mio figlio, ci nascondiamo dietro le tende del balcone e dopo un po’ vediamo gli infreddoliti uccellini precipitarsi un po’ timidi, ma festosi, verso il sospirato pasto. Il mio cuore come una volta e più di prima si riempie di gioia.

E’ bello osservare Morano da lontano ma credo che sia più affascinante percorrerne i vicoli, sentirne la poesia che trasuda dai muri a secco che ancora resistono agli anni ed alle intemperie ma che non possono niente contro le ruspe e le ordinanze. 
Ho nostalgia e rimpianto del mio vecchio paese per questo sempre più spesso mi piace andarlo a trovare,percorrerlo con sempre più fatica “arrampicandomi” tra i suoi vicoli come un nipotino che festoso va incontro al nonno.

Mentre mi accingo a percorrere questi stretti vicoli la neve come una coperta pesante copre ogni cosa e lo spessore vellutato sulle tegole sembra un mucchio di grosse lastre bianche che danno la sensazione che da un momento all’altro tutto possa crollare.
Sento la neve scricchiolare sotto le scarpe, osservo le mie impronte, avverto intorno l'atmosfera ovattata. Un’abbondante nevicata come questa non avveniva da un sacco di anni perché in questo lembo di Calabria anche il tempo e le stagioni sono impazzite, non sono più quelle di una volta. Solo il tempo delle polemiche, in questo lembo impazzito di Calabria, è rimasto sempre lo stesso e non è mai riuscito a scansare il tempo del rimboccarsi le maniche.  Così che l’ordinario diventa straordinario e le situazioni drammatiche e di emergenza tendono ad assomigliare sorprendentemente al teatrino della politica locale con il biasimo di chi ci guarda dall’estero e che certamente rimpiange di non poter ritornare a vivere tra le vecchie mura ma che quasi certamente non rimpiange il non poter vivere tra la “nuova generazione moranese”. 

Mi accorgo ogni anno che passa che questo paese si smembra, si sgretola su se stesso non nelle pietre che cadono ma nei rapporti tra la gente, dovremmo ritrovare il tempo della lentezza nelle stagioni quando le intemperie rinchiudevano le persone in casa per giorni, così, per riappropriarci un po’ del tempo e forse anche della nostra Vita.
Qui un tempo gli inverni non finivano mai e vivere tra le case strette una accanto all’altra significava farsi coraggio, aiutarsi a vicenda perché pur nelle differenze le persone stavano vicine come le dita di una mano. Oggi in questo lembo impazzito di Calabria sembra che non siamo più abituati a vivere a stretto contatto con le persone, viviamo in mondi finti costruiti ad hoc per evitare le nostre paure.

Mentre avanzo, questi vicoli coperti di neve vergine mi inghiottono quasi a non volermi più far tornare. Qui la gente se ne andata per sempre abbandonando i propri luoghi, la neve è intatta ed un po’ mi rammarico per averne intaccato il candore e la purezza. 

Nel mondo dei doposci con borchie e pellicciotto percorro questi vicoli con scarponi pesanti ed il loro rumore rimbomba tra il silenzio di muri ammuffiti e pietre affioranti come pezzi di ossa spolpate dal tempo. Porte e finestre in legno ormai marcio e fatiscente mi osservano mute nascondendo il ricordo del tempo che è andato e che tra queste mura non riporterà mai più il calore di una famiglia o forse sì. 

Tra un respiro e l’altro vedo i vapori del mio corpo spandersi nell’aria ghiacciata, lungo il percorso non incrocio nessuno, a tratti attraversare questo paese e come attraversare un cimitero di notte. 

A lungo resto immerso in questo vuoto addensato rivolgendo lo sguardo verso i resti di ciò che c’era e che oggi segna la nostra memoria. Poi d’un tratto scorgo una luce, c’è chi ancora resiste tra questi vicoli e si fa breccia nella neve ripulendo il proprio spazio, l’uscio della porta di casa ed il breve tragitto che conduce alla legnaia…
(fine prima parte)


6 commenti:

Anonimo ha detto...

…il profumo del pane che appena sfornato invade la casa mentre rientro! è un freddo che mi fa ricordare un passato ormai lontano, ma i profumi di casa mia, ed i rituali, per fortuna sono ancora quelli !!
…è arrivata la neve ed invece di respirarne il profumo, di urlare di gioia, di scendere in strada a “liberare gli alberi”.. la gente è rimasta a casa, a scrivere su facebook:
“nevica”!
“ora sì”…
”ora no”…
”questa è la foto del mio balcone con la neve ”
e .. “ questa è la foto di me che guardo la neve che cade dal mio balcone”
“questo è un uccello che vola tra i fiocchi di neve sul mio balcone” . ..io….io… ti butterei dal tuo balcone :-))))))
Se solo la gente capisse che basterebbe OSSERVARE la Natura per sentirsi meglio, e parlare con la propria anima senza che facebook ne fosse l’eco, allora forse ritorneranno quei tempi, e la gente tra le strade!! e non dinnanzi ad uno schermo senza colore e sentimenti… e quello che siamo o meglio, che oramai NON SIAMO PIU’, si mostra nella nostra classe politica, nella nostra scuola, in sentimenti sempre più effimeri, in depressione, malati immaginari, ed INDIFFERENZA … purtroppo noi NON RIUSCIREMO A CAMBIARE LE MENTI, mi dico continuamente che SARA’ IMPOSSIBILE, ma Michele ogni volta che nevicherà, sbriciolerà delle “mollicchine” per gli uccellini sul davanzale, ed io mi auguro di poter rimanere per ore a guardare nuvole e neve con i miei figli, così, man mano “lasceremo” riti e leggende, e tramanderemo istanti, ed imprimeremo ricordi, solo così, la speranza mai sarà vana ….
Un bacio a Miky a Iris a Cesira …speriamo d’incontrarvi presto tutti …p.s. magari lungo un “sentiero” ….

Imma

Pollinofantastico ha detto...

Immagini bellissime,riflessioni importanti.
Peccato inserire la scritta del link sull'immagine;anche se qualcuno se la "prende",macchè importa,comunque è tua.
Un abbraccio

Nuwanda ha detto...

Pensieri limpidi, sereni come appena dopo una nevicata. Vi abbracciamo anche noi sperando di rivedervi presto e magari festeggiare insieme la riuscita ed il buon esito di ciò che ci sta a Cuore. Ciao

Nuwanda ha detto...

Caro Giuseppe grazie per tutte le volte che passi a trovarmi. Metto la scritta per "pubblicizzare" un pò il sito. Magari qualcuno cercando una foto in rete si imbatte nella mia ed incuriosito passa a trovarmi. Ti abbraccio con la speranza di rivederti presto.

Anonimo ha detto...

...con il cuore colmo di gratitudine verso quel “Misterioso Respiro che ci spinge nell’andare” … piena di gioia per questo traguardo che ci lega tutti, un po’ di più ..
ti faccio gli AUGURI… con tutto il cuore ...
grazie per aver sperato fino alla fine che anch’io rientrassi!!!
Ed ora…beh!..ora …non vedo l’ora che la pioggia passi per pregare in cima a questo sogno realizzato ….
Ciao Robè!!!!!!
Un super Bacio a Miky e Iris e Cesira
v'abbraccio tutti
Imma

Nuwanda ha detto...

Sono contento per te e per Salvatore ed ho sperato fino all'ultimo con gli occhi lucidi affinchè il vostro incanto e la vostra magia non si spezzasse neanche questa volta. Sono convinto che anche questo sia un segnale importante. Ed allora fino all'ultimo a trattenere il respiro con il groppo in gola e poi lì sulla cima ancora una volta a ritrovarci per sempre tutti insieme. E' stato bello condividere questa adrenalinica emozione con voi...ma la cosa ancora più bella è che continueremo insieme a viverla a lungo... e credo ancora e ancora per sempre. Un abbraccio forte. A presto. Buona Pasqua a te ed alla tua famiglia, alle persone a te care che ami. Ciao da tutti noi.

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