Roberto è un giovane di questo territorio. Uno dei pochi
che hanno deciso di rimanere, proprio per l’amore nei confronti di questa terra
e per cercare di fare di una passione il proprio lavoro: la falconeria. Un’antica
arte di caccia nata sugli altopiani delle steppe asiatiche circa 4000 anni fa.
Presso la Contrada Spirito Santo a pochi chilometri
da Civita, timpe altissime accartocciate dalle ere geologiche si accendono di
rosso tra le ultime luci del giorno mentre ulivi secolari si affacciano sulle
gole del Raganello proprio dove il torrente esce dal buio del canyon per
allargarsi a fiumara verso il Golfo di Sibari.
In questo contesto naturale, l’Associazione
di falconeria “I sette venti del Pollino”, di cui Roberto è il responsabile, ha
creato un itinerario naturalistico con otto postazioni per rapaci con cui
interagire durante il percorso. Oltre ad Abel, magnifico esemplare di aquila
reale di sei mesi, è possibile osservare un gufo delle nevi, un barbagianni,
delle poiane ed altri rapaci cui Roberto con passione e grande competenza ne illustra
particolarità e caratteristiche, descrivendone i differenti habitat.
Sul posto, inoltre, vi è la possibilità di rilassarsi
in un’area pic-nic e gustarsi i frutti da raccogliere, a seconda della
stagione, direttamente dall’orto didattico che la famiglia di Roberto insieme
alla moglie e al figlio Antonio curano con amore e passione. L’associazione gestisce
anche una piccola azienda agricola con anatre e pavoni, maialetti ammansiti da
accarezzare, tra cui il maiale nero di Calabria.
Roberto mi parla dei suoi rapaci e del suo progetto.
I suoi occhi si accendono di un sogno, quello di lavorare continuando a vivere
nella propria terra. Annuisco, anche io so cosa significa questo tipo di scelta,
le grandi difficoltà per portare avanti il proprio progetto che comprende lo
stesso sogno del mio amico falconiere.
Roberto accarezza la sua aquila e nei suoi occhi
vedo i colori ed i profumi della nostra terra. Mi parla dell’addestramento che
comincia quando i rapaci (nati in cattività, come vuole la legge) hanno poco
più di un mese di vita. Un lavoro paziente e continuo che serve a stabilire un
rapporto di fiducia tra il volatile ed il padrone, una complicità che il rapace
non tradirà mai se si sentirà protetto e sicuro.
Roberto ha inserito
all’aquila un buffo elmetto, serve per tenerla tranquilla, adesso anch’io posso
accarezzarla. Poi il momento magico di
sostenerla sul mio braccio, una sorta di emozione antica si mescola al mio pugno
con la fierezza, la maestosità e la forza fisica del rapace. Ho l’impressione
che anche solo il mio respiro possa disturbare questo ancestrale rapporto tra l’uomo
e la natura, ma Roberto mi facilita le cose dandomi qualche prezioso consiglio.
Questo è un luogo dove
poter vedere in volo e da vicino il mondo dei rapaci, per far capire, specie
alla giovani generazioni, la tutela e la protezione di questi uccelli in natura.
La falconeria resta un’antica attività dal grande valore storico e culturale. Ecco
perché dal 2010 è stata riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale
immateriale dell’umanità. Un’arte che non può essere praticata da tutti perché necessita
di dedizione, sacrifici, amore e rispetto verso questi splendidi animali.
Quando ci congediamo
il mio sguardo si perde nella vastità della vallata sottostante e nel silenzio
che mi avvolge quasi a volermi portare, come in un viaggio nel tempo, in un’altra
epoca e in un’altra atmosfera.
Questa è la mia terra,
un luogo ancora da scoprire, dove il turismo lentamente stenta a decollare, perché
i percorsi e le cose non sono segnate sulle mappe o sulle guide. Bisogna
viverla la mia terra, respirandone l’aria, mescolandosi alla sensibilità e alla
personalità di ogni suo abitante. Solo allora la mia terra diventa esperienza
che si svela. Voci, suoni, emozioni e valori.
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