La mia terra,
crinali e valli, un gioco di luci ed ombre che s’inseguono dall’alba al
tramonto, dalla primavera a l’inverno. La mia terra fatta di impenetrabili
foreste, di antichi sentieri, di tronchi secolari, boschi, pascoli e sperdute valli.
La mia terra da vivere a piedi tra incolti cespugli di fiori, questo rifugio
dentro una ferita aperta mentre lascio effimere tracce che scompaiono col primo
alito di vento e si lavano con la pioggia.
La mia terra fatta
di una saggezza che sta per morire, sono i segni dell’uomo che nei secoli ha
lavorato in simbiosi con una natura fatta di cieli e colline, di alture ed
intricatissimi boschi, di cupi valloni ed ampie radure. La mia terra non è solo
neve, acqua, pietre, bosco e paesaggio, la mia terra è respiro e transumanza.
La mia terra è un canto di campanacci che si mescola al gorgoglìo di fresche
sorgenti, raggi annegati degradano in un profilo di monti. Sento i passi che
muovono le pietre e la polvere sul sentiero. Lo spettacolo che si apre ai miei
occhi è di una bellezza sconvolgente che fa dimenticare i muscoli doloranti. Il
fiato grosso è come una preghiera che sale pura dal cuore, da vivere nel
proprio intimo, come amante sfinito tu sai, terra mia, che io t’appartengo e tu
mi appartieni.
La mia terra mormora
nei casolari ed ovili abbandonati, un canto si eleva dalle rovine nascoste e
perse ormai nel buio della storia, forse in questo canto trovano una voce e se
oggi la mia terra potesse parlare mi racconterebbe storie di sofferenze,
privazioni, sudore e solitudine. La mia terra è un cammino dove non passa più
nessuno, un sentiero destinato a scomparire.
Continuo circondato da alture che osservano mute il mio incedere, in un susseguirsi di stati d’animo fatti di spazi e di intime suggestioni. Poi il vallone dove la luce calda filtrata dagli alberi crea un’atmosfera dolce e piacevole. Sento una musica, una danza. Qualcosa di mistico mi cattura. Guardo tra le pieghe dell’anima, come una spugna assorbo tutto nel Cuore.
La mia terra mi
conduce ad un ritorno, ad un ricominciarsi ed in questo mio arido presente fatto
di superficialità, profitto e consumismo, nell’indifferenza di
un’inqualificabile politica del territorio, quando posso torno a dare luce alla
mia terra, a scoprirla e riscoprirla, in solitudine e nel silenzio ad amarla,
la mia terra.













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