26 novembre 2009

I confini dell'anima

Dopo il ponte dell’autostrada il taglio del bosco è una ferita aperta su questo manto fatto di rami che a fatica si protendono verso il cielo. Un passo, un altro ed un altro ancora ed il bosco torna fitto, qui l’uomo non è ancora arrivato. Come spina nella carne così penetro all’interno di questa valle.
Sento forte questa salita. Uno spazio selvaggio che mi ritaglio dentro. I muscoli doloranti, la tensione mistica della solitudine. Alla fine dello sperone il bosco si dirada, lascia spazio alle erbe officinali, rapito dal loro profumo mi accorgo di essere solo.
Sovrastato da questo pezzo di cielo sgombro di nubi vengo trafitto da spade lucenti. Su una sedia di pietra contemplo un paesaggio meraviglioso ed unico. Non c’è un alito di vento. Mi perdo in questa valle incantata da troppo tempo contemplata da lontano ed oggi finalmente sono qui, seduto sullo sperone est del Timpone di Viggianello. Si affaccia vertiginosamente nel Vallone della Caballa, ma quanta fatica per arrivare fino a qui, e quanta ancora ne dovrò compiere, non sono che all’inizio della mia ascesa.
Riparto verso un mare di cielo, questa cresta svetta ripida come a dar battaglia alla volta celeste. Salgo su a cercare Dio, la mia salita è lenta, un benessere mi pervade l’anima. Il mio corpo brucia nella tensione. Da tempo volevo essere qui, in quest’angolo di montagna poco battuta, sapevo che sarebbe stata un’esperienza forte. Come tutte le vie in cresta, ero sicuro che anche questa mi avrebbe regalato forti emozioni e soprattutto spogliato l’anima.
Quest’aria purifica la mia carne, me ne accorgo dalle lacrime che scendono dalle guance. Quant’è bello qui! Vorrei restarci per sempre. Chiedo a Dio di farmi restare. Chiedo perdono alle persone che amo e che mi aspettano.
Le mani dure, impastate dal profumo della roccia, ferite dalle spine dei rovi, mi danno la possibilità di varcare confini remoti, parlo di quelli dell’anima, parlo dei confini interiori che non sempre siamo disposti a oltrepassare. Mentre salgo mi accorgo di essere fatto di terra e foglie. Di carne e di cielo. Sono fatto di roccia, ora friabile ed ora compatta. Mi accorgo di essere solo me stesso, con le mie forze e le mie debolezze.
Sono le 14:00, l’altimetro segna 1.699 m.s.l.m., mancano 80 metri alla cima. Nella mia mente si insinua l’atto più coraggioso di ogni scalatore: la rinuncia.
Devo continuare a salire. Voglio dedicare questa esperienza forte ad un amico che non c’è più. La vetta è lì. 1.730 m.s.l.m. mi fermo. L’ombra della cresta si proietta sui versanti del Timpone della Capanna. Sono piccolo di fronte a tanta grandezza. Raccolgo tutte le forze, riparto a cercare un confine che non troverò mai. Alle 14:16 sono in cima. 1.779 m.s.l.m.. Un vento freddo mi penetra con forza, stanco riesco a vedere nella purezza di questo cielo gli occhi delle persone care che non ci sono più, sguardi conservati in fondo al mio cuore e che mai dimenticherò. Metto la giacca. Frettolosamente apro lo zaino e bevo il mio immancabile tè caldo. Mi chiedo cosa sarà di me quando non potrò vivere questi momenti. Chissà se un giorno sarà solo attraverso la mia anima che potrò vivere e restare per sempre con le mie montagne. Chissà se un altro mondo o un’altra vita mi potranno regalare tanta gioia.
Seduto dietro ad un anfratto roccioso mi fermo a pensare…
Caro Raffaele a te oggi dedico questa mia esperienza, affinché dentro di me possa rimanere traccia indelebile dei momenti passati insieme. Non sono venuto al tuo funerale perché ricordarti da vivo mi da la possibilità di pensare che potrò ancora incontrarti, chissà, tra fili d’erba sottili che si adagiano al vento, tra foglie che accarezzano rami, leggere, e poi si staccano, nel cinguettio di un merlo che si poggia sul mio zaino come a salutarmi e poi riparte…ciao Raffaè.


7 commenti:

Viaggio nel Pollino ha detto...

è incredibile come la natura riesca a "spogliarci l'anima" e a farci trovare dio.
voglio segnalarti questa poesia si S.Agostino.

http://propostediclassemyworld.spaces.live.com/blog/cns!3EF61C73F287CBBB!323.entry

Ciao

Anonimo ha detto...

Caro Nuwanda riesci a trovare sempre una parola di conforto per tutti quelli che ti stanno accanto...attraverso la montagna, attraverso la solitudine, attraverso la fatica.
Un saluto!

Adalberto Corraro - Infopollino ha detto...

La strada da te percorsa nel tratto iniziale è la stessa, presumibilmente, che percorse Francesco da Paola,in viaggio verso la Francia, Dal Vallone della Caballa valicò la catena del Pollino passando da Coppola di Paola.
Saluti Adalberto

Unknown ha detto...

Caro Nuwanda, al posto tuo avrei fatto la stessa cosa... siamo accomunati dagli stessi sentimenti. Percorrere la montagna in solitudine, è un momento di raccoglimento interiore. Per me a volte diventa quasi un atto "religioso". Dalla natura si può ricevere un grande conforto e la sua bellezza, anche se per pochi momenti, ci distoglie dai tanti problemi che ci girano attorno... A proposito dell'unica vita che abbiamo... una preghiera indiana diceva: "Grande Spirito, fammi camminare tra le cose belle!"...ecco è precisamente questo che noi dovremmo augurarci: in questo grande e inarrestabile cerchio della vita, avere sempre la possibilità di sperimentare i momenti più belli ed elevati...
Un saluto, l'Indio

Turi ha detto...

Caro "fratello"....e questa và fatta assolutissimamente al più presto!!! Non so da quando tempo avevo voglia di farla e quando me l'hai proposta....e beh!!! In quanto ai pensieri dedicati, è bellissimo avere ricordi che scaldano il cuore. A volte sono la prima forza che ci tiene su.
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Devo dirlo: non mi sei mai stato simpatico, quando leggevo i tuoi inopportuni articoli giornalistici riguardanti i giovani ( e non solo) moranesi.
Troppo prolisso, troppo enfatico, troppo patos (patetico, è la parola esatta).
Sopratutto, troppo pronto a giudicare la società, dall'alto di una presunta umiltà, che ostenti, ma che non hai.
Sono gusti, non un giudizio!
Ma leggendo questi post devo ammetterlo: sai usare la matafora, scrivi meglio di qualche presunto scrittore da strapazzo, che smerda questo paese senza vergogna, o di qualche sedicente poeta che la stinnicchia senza meta con la poesia inutile in dialetto.
Ti ho rivalutato e questo, stavolta, è un giudizio.
Anche se non sopporto santoni ambientalisti ed eremiti mistici, massimo rispetto!
Usa meglio la punteggiatura, trova un editore, almeno Morano, con te, potrebbe vantare un figlio intellettualmente onesto.

Anonimo ha detto...

Oggi mi hai fatto piangere. Ma di un pianto pieno di emozione, come non mi accadeva da tanto tempo ormai....Un bacio, Robè..
Anna

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