16 luglio 2016

L'ultimo sguardo...



L’ultimo sguardo sulle montagne del Pollino come un’ultima immersione in una grande risorgiva mentre la luce radente e superba della sera inonda di oro il paesaggio. Le ombre cesellano linee finissime, il vento scuote le porte della nostra anima, siamo foglie vibranti che quasi si lasciano staccare per tornare lungo i pendii, le creste, le foreste, le radure, come un bisogno essenziale per tornare al nostro inizio fatto di vibrazioni. 
Il vento avvolge il nostro corpo, entra dentro di noi, ossigena ogni fibra, diventiamo filo d’erba che si ribella alle folate più forti, poi fronda di pino che si piega e geme, questo è vento che accompagna la Vita, ci lasciamo cullare. 
L’ultimo sguardo su queste montagne è come oppio per le nostre menti, reminiscenze ora luminose ora profumate, l’ultimo sguardo ancora ed il nostro vissuto entra in noi e si sparge come fluido vitale. In lontananza la luce delle cime contrasta con un cielo turchese sgombro di nuvole, questo è il nostro mondo. L’emozione si aggruma nello stomaco, cresce come una rivolta e spazza i momenti di scoraggiamento, riportandoci all’esatta dimensione delle cose e al giusto peso degli eventi. 
Pensiamo ai giorni trascorsi insieme, come carne nella carne, respiro dentro respiro, abbiamo gioito nel silenzio, tutti con la stessa sete di luce e fame di profili frastagliati, senza cercare nessuna impresa sportiva ma solo con l’emozione che sa regalarti la grandiosità di un paesaggio incorniciato dalle vette.
Al Patriarca radici profonde penetrano la roccia come il calore del sole che entra nella nostra pelle ad arrossarla, un brivido mai assopito di stupore e meraviglia! Ci prendiamo un po’ di tempo per noi stessi e per riflettere come un’esigenza del nostro spirito.  
Sulla cima del Dolcedorme, in silenzio, abbiamo cantato al vento l’altezza dell’Anima, un piccolo spazio a fil di cielo era diventato per qualche decina di minuti il nostro rifugio. 
Sono vivo insieme a compagne malate della mia stessa passione, come se la Vita ci premesse nei piedi e la pulsione dell’andare ci conducesse verso nuovi approdi, accomunati anche, forse, da alcune cicatrici sulla pelle come segni che diamo agli altri della nostra vita.
L’ultimo sguardo verso orizzonti che nutrono gli occhi, entrano dentro ed aprono nell’anima nuovi sentieri da percorrere ed esplorare. 
L’ultimo sguardo… e poi a presto, verso cime innervate di luce, perché le montagne del Pollino non si dimenticano, sanno impastarti dentro l’anima e la carne.


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